Economia & Lavoro
Cuneo fiscale, il taglio va esteso ai pensionati
Treu (Spi-Cgil); “Dalla manovra 2020 segnali positivi, ma il taglio delle tasse va esteso alle pensioni”
UDINE – Il bicchiere non è del tutto vuoto. Con la manovra sul taglio del cuneo fiscale, infatti, la Finanziaria nazionale imbocca una strada virtuosa, che consentirà di abbassare le tasse a quasi 16 milioni di lavoratori dipendenti, con un forte impatto anche in regione. Nessun beneficio, invece, per i circa 15 milioni di pensionati italiani. Ma l’avvio di una riduzione del carico fiscale anche per i pensionati è uno degli obiettivi del confronto tra Governo e sindacati, atteso da una platea potenziale che, qualora venissero adottate le stesse fasce di reddito utilizzate per il taglio del cuneo, sarebbe di oltre 10 milioni di pensionati a livello nazionale e di circa 260mila in Friuli Venezia Giulia. Queste le attese, e le stime, dello Spi Cgil Friuli Venezia Giulia, che con il suo segretario generale Roberto Treu ribadisce gli obiettivi già al centro, lo scorso anno, della mobilitazione unitaria dei sindacati pensionati, con ben tre manifestazioni nazionali.
FISCO E RIVALUTAZIONE – «La mobilitazione non si è mai fermata – spiega – e i nostri presidi a Montecitorio e palazzo Madama hanno accompagnato quotidianamente tutta la discussione sulla Finanziaria. Anche a livello regionale abbiamo tenuto iniziative di piazza e sensibilizzato i prefetti, sollecitando l’apertura immediata di un tavolo, quello su pensioni e fisco, che riprende il 27 gennaio. Siamo consapevoli che l’ultima manovra era condizionata da margini molto stretti, condizionati dall’imperativo categorico di scongiurare un aumento dell’Iva che sarebbe stato nefasto anche per i pensionati, ma adesso i pensionati attendono risposte concrete ai nodi irrisolti della insufficiente rivalutazione degli assegni, che dal 2012 ci ha fatto perdere per strada almeno 60 miliardi, della riduzione della pressione fiscale sulle pensioni, che oggi è la più alta d’Europa, del varo di una legge per la non autosufficienza, a sostegno della quale abbiamo raccolto, assieme a Fnp-Cisl e Uilp-Uil, oltre 15mila firme solo in questa regione. Il fatto che dopo tanti anni aumenti il finanziamento del fondo sanitario nazionale e si tornino a sbloccare le assunzioni, sempre in sanità, è anch’esso un segnale positivo».
QUI REGIONE – Ma la mobilitazione unitaria dei pensionati non guarda solo al confronto col Governo. «Anche con la Regione – spiega ancora Treu – ci sono diversi nodi irrisolti da affrontare. In primis la riforma sanitaria, che non dà risposte alle criticità più pesanti, vale a dire la lunghezza delle liste di attesa, l’intasamento dei pronto soccorso, un processo di rafforzamento dei servizi territoriali che resta fermo al palo, la riduzione del personale, che aggrava questi problemi, i pensionamenti di decine di medici di base, che rischia di lasciar scoperte fasce sempre più ampie di cittadini. E sicuramente ci preoccupa un incremento di oltre 50 punti percentuali del budget per le prestazioni erogate in regime di convenzionamento con i privati. Un incremento, ne siamo certi, che non concorrerà a ridurre le liste di attesa». Poi c’è il grande tema delle rette delle case di riposo. «Rette che aumentano e anche sensibilmente – dichiara il segretario dello Spi – mentre non si è ancora chiuso il processo di riclassificazione e riaccreditamento delle strutture, molte delle quali continuano a operare in regime di deroga perché non soddisfano gli standard richiesti. Il rapporto con l’assessore? Serve un salto di qualità che consenta al sindacato di incidere realmente sulle scelte concrete, a partire dalle venti deleghe che la legge di riforma affida all’assessore, che avranno un peso decisivo sul percorso attuativo. Serve in sostanza più confronto e più condivisione nelle scelte, anche nel rapporto con i Comuni, il cui ruolo è fondamentale per garantire adeguati standard di assistenza alle persone e per arginare gli effetti della disoccupazione, della povertà e del disagio sociale».
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