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Cronaca & Attualità

Stato di agitazione dei lavoratori della sanità: sit in all’ospedale di Udine

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UDINE – Certezza nelle dotazioni di dispositivi di protezione individuale, percorsi puliti all’interno dei reparti, ma soprattutto un indispensabile rinforzo in termini di nuove assunzioni. Queste le richieste ribadite dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil in occasione dei presidi organizzati questa mattina dai lavoratori del pubblico impiego e della sanità, ritrovatisi all’esterno degli ospedali di Udine e di Trieste (anche con il sostegno di una rappresentanza dei sindacati pensionati) per chiedere il rafforzamento della sanità pubblica e condizioni di lavoro in piena sicurezza sul fronte più importante della guerra contro l’epidemia.

Richieste rilanciate anche dalle segreterie confederali, come conferma la responsabile sanità e welfare della Cgil, Rossana Giacaz, guardando all’imminente appuntamento di lunedì, quando i sindacati e l’assessore Riccardi si ritroveranno al tavolo proprio per discutere dell’emergenza personale. «Investire in sanità pubblica, in primis attraverso nuove assunzioni stabili, e sulla sicurezza dei lavoratori e degli utenti – dichiara – è la strada maestra per contenere gli effetti dell’epidemia e per accelerare il ritorno alla normalità anche per l’economia, il lavoro, le relazioni sociali, la scuola. Ecco perché insisteremo sulla necessità di risposte immediate a partire dal personale, fondamentali per contrastare una seconda ondata il cui impatto sul sistema ospedaliero, se guardiamo al numero totale dei ricoverati, supera già ampiamente i numeri della scorsa primavera».

Anche per le categorie, ovviamente, il tema centrale è quello delle assunzioni: «All’inizio di quest’anno, quando l’epidemia è scoppiata, il servizio sanitario pubblico scontava una flessione di 400 addetti, 300 del comparto e 100 dirigenti medici, rispetto all’inizio del 2019», sintetizza la segretaria regionale della Fp-Cgil Orietta Olivo. Un “deficit” coperto solo in minima parte nel corso dell’anno, «considerato che a giugno – spiega ancora Olivoi – il personale stabile rispetto a dicembre contava solo 80 unità in più rispetto a dicembre e che i 420 rinforzi assunti per far fronte alla prima ondata erano in gran parte addetti a termine o precari, oggi non più attivi». Da qui, conclude Olivo, l’esigenza immediata di nuove assunzioni stabili, ma anche di interventi per migliorare la gestione delle misure di sicurezza, «a partire dalle dotazioni di Dpi, in particolare calzari protettivi, spesso carenti, e dall’individuazione di percorsi interni che evitino il passaggio tra zone sanificate e zone sporche».

Presente, questa mattina a Udine, anche Simona Liguori (Cittadini). La consigliera regionale ha precisato come “dispositivi di protezione individuale e tamponi: sono questi gli elementi imprescindibili per permettere al personale di lavorare in sicurezza. Non si può mettere a rischio la salute dei pazienti e dei colleghi” . E in un momento in cui i posti letto di terapia intensiva sono vicini alla saturazione, la consigliera ricorda come si debba investire e potenziare le Unità di continuità assistenziali, lavorando, quindi, sull’assistenza domiciliare. “Non se ne parla abbastanza, ma si tratta di medici che vanno a casa dei pazienti positivi per assisterli e trattarli – commenta ancora Liguori -. É proprio grazie a queste figure che si potrebbe evitare l’intasamento di pronti soccorso e reparti”.

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