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L’appello dell’Ordine degli psicologi alla Regione: “coinvolgeteci nell’emergenza sanitaria”

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Ragazza alla finestra

FVG – La salute non è soltanto una condizione di benessere biologico ma anche psicologico, concetto questo confermato da tempo dalla letteratura scientifica e fatto proprio dalla stessa Oms. Le competenze e gli ambiti in cui si esplica la professione psicologica sono la “prevenzione, diagnosi, attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità”, come normato dalla legge 56/89.

“E’ sotto gli occhi di tutti la crescita esponenziale della domanda di assistenza psicologica – fa sapere il presidente dell’Ordine Fvg, nonché segretario nazionale, Roberto Calvani -. La pandemia che stiamo tutti vivendo, e subendo, dovrebbe far riflettere su alcune questioni: gli psicologi sono stati letteralmente ignorati. Si interpellano virologi, infettivologi, epidemiologi, fisici e statistici, ed è giusto, ma mancano gli interventi della nostra categoria. Mai come in questa contingenza storica drammatica si pone davanti ad ognuno di noi una sfida: ricordare la centralità della Psicologia, coi suoi professionisti come promotori di risorse adattative, al fine di creare salute e accompagnare i cittadini con attività di supporto e di consulenza attraverso l’organizzazione di rete e il lavoro integrato fra medici, infermieri e altre figure professionali. Serve un lavoro di team nel quale noi potremmo essere decisivi, a patto che si definisca la “messa a sistema” della professione, mediante idonee forme di coordinamento – a livello aziendale – delle risorse professionali”.

Il 90% della popolazione (dati Ist. Piepoli ottobre 2020) vorrebbe trovare lo psicologo nel pubblico; mentre oggi solo una persona su cinque riesce a utilizzare questa opportunità.

“Per questo riteniamo fondamentale che gli psicologi entrino di diritto, proprio sulla scia dell’insegnamento introdotto dal Covid, nel sistema di rete dell’assistenza in ossequio al principio della salute biologica, fisica e psichica – prosegue Calvani -. Senza l’apporto della nostra categoria l’obiettivo di una salute completa non viene centrato. Si parla da mesi di resilienza, ma questa resilienza i cittadini la possono attivare soltanto con la mediazione della nostra categoria”.

E’ necessario strutturare nei vari territori, con accordi specifici attuativi con le Regioni, dei protocolli urgenti per fornire supporto ai cittadini tramite accordi territoriali aziendali (pensiamo alle persone in isolamento, in quarantena, alle persone che hanno i loro cari ricoverati, a quanti sono costretti a lutti vissuti senza l’accompagnamento, alle stesse categorie sanitarie che devono ricevere un pronto soccorso da parte nostra). Le Usca ad esempio, prevedono la presenza di uno psicologo, ma ancora le Regioni non l’hanno introdotta. Avevamo chiesto e continuiamo a chiedere anche l’introduzione della figura dello psicologo a scuola, come pure nei reparti in cui sono ricoverati gli ammalati Covid. Serve una psicologica di prossimità, inclusa nel modello territoriale e da declinarsi in base ai diversi modelli organizzativi regionali, evitando verticismi e dipartimenti autoreferenziali o chiusi. Si punti, quindi, a valorizzare l’aiuto psicologico nell’assistenza domiciliare e nella Case di Comunità.

“Senza la capacità di attuare le Linee guida predisposte in accordo con l’ISS sulla tele-assistenza psicologica alla popolazione e senza il coordinamento professionale nelle aziende non riusciremo ad andare incontro alle legittime istanze che provengono, in modo sempre più massivo, dai cittadini”, la conclusione di Calvani.

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