Cronaca & Attualità
Scuola, Pittoni: “Grave che Azzolina minimizzi i rischi di contagio in classe”
Per il leghista il ministro “è più attenta alla propria immagine che alla sicurezza sanitaria in classe”
UDINE – «Attenta evidentemente più alla propria immagine che alla sicurezza sanitaria, il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha stabilito che le scuole sono già sicure. E il Governo è pronto ad autorizzare la ripresa dell’attività didattica in presenza, senza che nelle aule sia cambiato nulla e nonostante i dubbi evidenziati da diverse indagini. Non c’è infatti solo il problema trasporti, tutt’altro che risolto quasi quattro mesi dopo l’inizio delle lezioni: servono presìdi sanitari nelle scuole e urge attrezzare gli istituti di termoscanner, impianti per il ricambio dell’aria, deumidificatori e Air Panel se, come sembra, si confermeranno in grado di inattivare virus, batteri e agenti patogeni con “la luce”. Chiediamo che tali interventi entrino nel primo decreto utile». Lo dichiara il senatore Mario Pittoni, responsabile Scuola della Lega e vice presidente della commissione Cultura a palazzo Madama.
«È fondamentale in particolare – spiega Pittoni – l’istituzione di presìdi sanitari di medicina scolastica in ogni istituto, inserendo nell’organico scuola l’infermiere o comunque un operatore sanitario (due in quelle con più di 1.200 allievi). La figura professionale e il relativo profilo sono già presenti nei convitti e negli educandati. Si potrebbe prevedere come titolo d’accesso la laurea in scienze infermieristiche, in subordine il titolo di operatore socio-sanitario come nelle residenze assistite. La misura consentirebbe tracciamenti sicuri, identificazione veloce dei casi sospetti e gestione uniforme delle quarantene oltre ad assicurare un’interlocuzione efficace con le strutture sanitarie locali. Basterebbero 10.000 infermieri/operatori sanitari per tutte le scuole. E sarebbe un’operazione sicuramente meno costosa del potenziamento dell’organico dell’emergenza, che incontra non poche difficoltà nell’essere reclutato e utilmente impiegato. Le scuole andrebbero poi dotate di strumenti per la misurazione della temperatura: dai termometri digitali ai termoscanner, in relazione all’afflusso di studenti e personale. Non richiedono grandi investimenti e possono fornire dati importanti per valutare la reale incidenza del contagio. Il Governo, inoltre, non ha previsto alcun piano né investimenti a salvaguardia della qualità dell’aria onde prevenire possibili focolai a scuola, al contrario – per esempio – della Germania che ha annunciato interventi per 500 milioni di euro».
«A Roma si discute di ripresa delle lezioni in presenza preoccupandosi principalmente dell’effetto mediatico di una data rispetto a un’altra: i fatti, limitati all’appello ad aprire le finestre, non offrono adeguate garanzie. Secondo alcuni studi, in caso di nebbia l’apertura delle finestre avrebbe addirittura l’effetto opposto, in quanto con l’umidità aumentano pure le goccioline in sospensione, incrementando il rischio di contagi; eppure, oltre a mancare attenzione per impianti di ricambio dell’aria come quello (sistema di aerazione dentro/fuori) che sta mostrando tutta la sua efficacia a Vo’ (plesso della primaria di Lozza Atestino) nell’istituto gestito da Alfonso D’Ambrosio, il dirigente finito nel mirino del ministero per aver osato criticare Azzolina, non si è ancora pensato neanche a installare apparecchiature per controllare l’umidità (il grado igrometrico ideale è intorno al 50 per cento), facilmente reperibili sul mercato, poco costose e che – conclude Pittoni – non comportano interventi edilizi».
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Giuseppe Fontana
5 Gennaio 2021 at 18:07
La soluzione migliore è quella che già si sta applicando: la didattica a distanza… che vorrei ribadire funziona e ha permesso la continuazione delle lezioni da praticamente inizio pandemia.
Non c’è semplicemente modo di rendere sicure le scuole in breve tempo (e forse nemmeno a medio termine). E di sicuro non ci sono né tempo né risorse per mettere apposto i problemi del trasporto pubblico con bus e treni sovraccarichi oramai da generazioni.
È comunque inutile fare investimenti che sappiamo già daranno risultati miseri nel breve e medio termine… questi investimenti si dovevano fare decenni fa, non ora.
Quello che dobbiamo e possiamo fare è invece migliorare la didattica a distanza adattandola ai mezzi che abbiamo a disposizione. Per esempio dotando insegnanti e studenti di connessioni ad Internet migliori oppure, forse la soluzione migliore di tutte, passare a didattica asincrona in cui il docente mette a disposizione il materiale didattico (video/audio/testi/animazioni/grafici/ecc) e dice agli studenti “il materiale della lezione di oggi lo potete scaricare a questo indirizzo, studiatevelo perché la prossima settimana ci sarà un test al riguardo, se avete dubbi questo è il mio indirizzo email e questo è il mio contatto skype al quale potrete chiamarmi dalle ore alle ore festivi esclusi”.
Non c’è proprio infatti alcun bisogno di guardarsi in faccia per imparare, né tantomeno di guardare in faccia qualcuno che parla in diretta da una certa ora ad un’altra certa ora assieme ad un altra ventina di persone con cui hai la sfortuna di dover passare gran parte della giornata perché qualcuno, dall’alto, ti ha imposto così.
Questa piccola modifica, di certo fattibile ovunque, senza alcun investimento di sorta e senza dover implementare nulla che non esista già, permetterebbe a tutti gli studenti, anche quelli con le connessioni ad internet peggiori, di seguire le lezioni nei tempi e nei modi a loro disponibili. Certo è che se uno non vuole studiare non lo farà in DaD come non lo farà in presenza.
Smettiamola quindi di cercare soluzioni a problemi che sono già stati risolti. Smettiamola di dire palesi bugie come “la DaD non funziona” o, come l’Azzolina si è convinta, che la scuola non si faccia più come se fosse chiusa da un anno. Miglioriamo invece le soluzioni che abbiamo e adattiamoci un po’ a questa situazione.
Poi a SETTEMBRE, quando buona parte d’Italia sarà vaccinata e gli ospedali saranno vuoti, si potrà riparlare di riaprire le scuole in presenza e nel frattempo si avrà tutto il tempo di installare dispositivi di filtraggio dell’aria, lampade Far-UVC e tutto il necessario per evitare possibili infezioni di oggi e di domani (almeno in classe, per i trasporti mi sa che il problema è virtualmente irrisolvibile)… magari mantenendo la DaD come valido strumento educativo quando, per qualunque motivo, la didattica in presenza non è possibile o quando semplicemente si preferisce quest’altra modalità.
Personalmente, l’unico problema che vedo nella didattica a distanza è quello della mancanza dei laboratori, che però si potrebbero organizzare a scaglioni facendo andare gli studenti (pochi per volta) un giorno a settimana e tenendoli nelle strutture scolastiche il meno possibile. In questo modo i bus e i treni rimarrebbero per lo più sicuri (visto il basso numero di utenti) e si potrebbe fare sia lezioni teoriche (in DaD) che pratiche (in laboratorio) senza grossi fastidi e senza rischiare di far ammalare studenti, professori e relative famiglie.