Cronaca & Attualità
Speranza fa slittare la riapertura degli impianti al 5 marzo. L’ira di Fedriga e Da Pozzo
Il governatore Fvg: “Bisognava avvisare quindi con il dovuto anticipo operatori e lavoratori del settore della montagna”
FVG – “Chiediamo al nuovo Governo di cambiare sistema perché evidentemente questo è un risultato fallimentare vista la decisione dell’ultimo momento che riguarda gli impianti da sci”. Lo afferma il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga in merito alla decisione del ministro della Salute Roberto Speranza di bloccare l’attività degli impianti fino al 5 marzo. “Già la settimana scorsa – prosegue Fedriga – si conosceva la situazione pandemica e bisognava avvisare quindi con il dovuto anticipo operatori e lavoratori del settore della montagna e non far pagare un’ulteriore perdita per quanto riguarda l’organizzazione delle riaperture. Un danno che si somma alla perdita che c’è già stata e che ci sarà”. Fedriga indica come “necessaria” una ristrutturazione dell’organizzazione del Comitato tecnico scientifico, “perché – rincara – non ci possiamo trovare ancora in questa situazione: in mezzo a questa indecisione a rimetterci sono le imprese e i lavoratori”. “Siamo consapevoli – prosegue il governatore – che il Governo si è insediato ieri ma il Cts era operativo e poteva prendere una decisione molto prima, come già accaduto per esempio per la questione degli spostamenti tra regioni nel precedente Governo”. “Ora – conclude Fedriga – servono indennizzi veri e non i ristori che abbiamo conosciuto fino ad adesso: ringrazio i ministri Giorgetti e Garavaglia che vogliono andare proprio in questa direzione”.
«Apprendiamo, con la consueta comunicazione domenicale a ridosso delle ormai attese aperture programmate per gli impianti sciistici, di un rinvio addirittura al 5 marzo. Una modalità offensiva nei confronti di una parte dell’economia montana di cui il ministro Speranza probabilmente non ha nessuna conoscenza». È durissima la reazione del presidente della Camera di Commercio Pn-Ud, nonché di Confcommercio Fvg e vicepresidente di Confcommercio nazionale Giovanni Da Pozzo nell’apprendere dell’ennesimo rinvio, che «disattende completamente – continua – quelle che erano state le indicazioni vagliate anche dal Cts per la possibile apertura dal 15 febbraio e mortifica gli sforzi fatti anche dalla nostra regione, che aveva predisposto un piano per ripartire in sicurezza innovativo ed efficace». E Da Pozzo stigmatizza sia il metodo sia le esternazioni degli esperti. «Anche oggi la solita, quotidiana dichiarazione di Ricciardi e altri vari esperti, che non capiamo a quale titolo istituzionale parlino continuamente e direttamente con i media, con toni allarmistici e di indubbia efficacia nel terrorizzare la pubblica opinione, invece di raccordarsi con le istituzioni che rappresentano i territori e il popolo italiano, a partire dal ministro della salute e dal neopresidente del Consiglio. Persone che hanno trovato un’inaspettata visibilità mediatica in conseguenza della situazione sanitaria e che però continuano a rendere incerto il clima di fiducia e ripresa a cui guardano cittadini, imprese e lavoratori dopo un anno di lunga agonia, sacrifici e continue chiusure a singhiozzo».
Per Da Pozzo, «la riapertura il 5 marzo, che ora ci pare anch’essa un punto di domanda, è una presa in giro. Pensare che i primi di marzo ci possano essere condizioni per poter dare un minimo di sostenibilità alle attività turistiche che operano all’interno dei poli sciistici, è follia. In rappresentanza delle categorie interessate, la ritengo un’offensiva presa in giro. Come Confcommercio regionale e in rappresentanza delle Confcommercio dell’arco alpino non possiamo che augurarci che questo sia l’ultimo colpo di coda di un metodo che produce scarsi effetti e inoltre punta il dito solo su alcuni comportamenti legati a specifiche attività economiche, mentre trasporti, scuole e assembramenti vari continuano nel Paese nell’assoluta indifferenza». E Da Pozzo conclude. «Si è appena insediato il nuovo Governo, a cui le categorie hanno dato ampia fiducia e verso cui nutrono grandi attese. È indispensabile un cambiamento nell’immediato di molte modalità di lavoro, da un lato per contrastare il fenomeno epidemiologico e dall’altro per ridare una parvenza di tranquillità al Paese, facendo ripartire in sicurezza un’economia sempre più scoraggiata e messa in difficoltà».
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