Economia & Lavoro
Occupazione: la maternità “crea” un baratro del 21,4%
FVG – “Il divario retributivo di genere medio in Italia oscilla da anni attorno al 5%. Quel numero deve, però, essere capito e interpretato, non solo letto: perché ci sono numerosi fenomeni che penalizzano le donne, soprattutto in potenziali momenti chiave del percorso professionale, e che impongono loro virate verso l’impiego part time o altre opzioni limitanti. Scegliendo di esplodere il dato relativo alla categoria dei laureati si scopre che a cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione risulta pari al 91,5% per gli uomini contro un 85,1% delle donne. Il dato crolla al 70,1% nel caso di mamme con figli. Significa che la maternità scava un baratro del 21,4% in termini di occupabilità tra un laureato e una laureata che diventa mamma. Sono cifre queste che non si confanno ad una società civile e che ci impongono di mettere mano alla differenza di retribuzione tra uomini e donne e ad avere una visione d’insieme consapevole”. Lo dice Alessia Rosolen, assessore regionale alla Famiglia, annunciando che “il testo della Legge sulla Famiglia integrerà le misure già inserite nella norma sul lavoro e conterrà misure specifiche per arginare il fenomeno, introducendo accorgimenti che sono frutto di un’opera di approfondimento portata a compimento all’esito degli Stati generali della famiglia”.
“Nei giorni scorsi – spiega l’assessore – si è tenuto un confronto in remoto con la Equal Salary Foundation, Fondazione svizzera esperta del tema dell’equità negli stipendi tra uomini e donne. Véronique Goy Veenhuys e Noémie Storbeck, rispettivamente ideatrice e co-Ceo de “La Fondazione”, in collaborazione con l’Università di Ginevra, hanno ideato e sviluppato uno strumento scientifico per consentire alle aziende di verificare se i loro dipendenti, donne e uomini, vengono pagati allo stesso modo per il medesimo ruolo. Ci sono già imprese di primissimo piano in Italia che hanno scelto di lavorare per colmare il divario salariale e hanno deciso di certificare le proprie attività con questo strumento. Ringrazio anche la presidente della Commissione regionale Pari opportunità Dusy Marcolin, il cui impegno e la cui partecipazione sono stati costanti e preziosi”.
“In questi anni – continua Rosolen – abbiamo già introdotto norme che tutelano e proteggono le donne e contrastano le discriminazioni. Penso agli incentivi delle politiche attive per il lavoro, la categoria più sostenuta è quella delle mamme con figli piccoli, a cui si aggiungono tutti gli interventi finalizzati a promuovere il welfare aziendale e la responsabilità sociale d’impresa previste dalla legge 18. Ci sono contributi per l’accesso delle donne ai percorsi di alta formazione e istruzione in discipline Stem (Science technology engineering e mathematics) e le attività degli sportelli SiConTE per sostenere la partecipazione paritaria delle donne al mercato del lavoro facilitando l’accesso a soluzioni di conciliazione. Ricordo inoltre le risorse investite per abbattere le rette degli asili nido e i rimborsi per i servizi socio-educativi, oltre ai contributi per gli enti locali finalizzati a favorire l’accesso al lavoro, i percorsi di carriera e le opportunità di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale delle donne. Ci sono, ancora, le misure per sostenere l’imprenditoria femminile e quelle per il reinserimento sociale e lavorativo per le donne vittime di violenza, predisposte dai colleghi di giunta delle Attività produttive e della Salute”.
“Il fenomeno del part time involontario – conclude l’assessore regionale – è uno degli indicatori principali: negli ultimi 10 anni è più che raddoppiato il numero di lavoratori che ha accettato una decurtazione del monte ore, quindi del compenso, ma la differenza tra uomini e donne è lampante: il 32% delle donne occupate lavora part time, contro il 9% degli uomini. Nella maggior parte dei casi, è la donna con figli che diventa destinataria di questa richiesta. Un altro fenomeno allarmante, rispetto al quale disponiamo solo di dati parziali, è quello legato alla pandemia e al combinato disposto della Didattica a distanza e dello smart working: chi ha sacrificato parte del proprio lavoro anche per seguire i figli nelle lezioni su piattaforme digitali è, molto spesso, la mamma. Un intervento delicato e urgente sarà quello di evitare che uno dei lasciti del Covid sia un arretramento della posizione lavorativa e sociale delle donne, con evidenti riverberi sotto il profilo dell’autonomia e dell’emancipazione”.
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