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Agriturismi Fvg: da inizio pandemia perdite fino all’80%

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FVG – Nell’anno della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, le perdite di fatturato degli agriturismi del Friuli Venezia Giulia si attestano tra il 60% e l’80%. Per questo, dichiara la presidente dell’Associazione Terranostra Giorgia De Luca, «ben vengano le prime riaperture da fine aprile, per consentirci di recuperare quel minimo di liquidità per una ripartenza che non sarà facile, ma che è comunque ancora possibile».
Un messaggio di speranza, quello della Coldiretti Fvg che associa in regione 343 agriturismi, di cui 243 con ristorazione. Nel dettaglio 149 offrono solo ristorazione, 89 solo camere. Terranostra, nello specifico, riunisce gli aderenti al progetto di valorizzazione Campagna Amica e li promuove come luoghi dove l’ospitalità contadina è un marchio di fabbrica, l’accoglienza di qualità, l’impiego a tavola dei prodotti locali e a chilometri zero è garantito, senza trascurare l’attenzione all’ambiente.

Per contenere i danni da crisi Covid, ricorda la responsabile regionale di Campagna Amica Vanessa Orlando, «si è cercato di far fronte alle chiusure imposte concentrandosi sull’opportunità della vendita diretta nei mercati e negli spacci aziendali anche con consegne a domicilio, facendo confluire lì i prodotti aziendali solitamente destinati alla ristorazione o alla vendita agli alloggiati. Anche se non per tutti, è stata una soluzione importante per tamponare almeno in parte le perdite subite e un canale motivazionale per andare avanti».

Se i pasti a domicilio e il take away nel 2020 hanno dato sollievo economico e carica emotiva, nel 2021 diverse realtà hanno rinunciato ad attivarsi perché alternative economicamente poco sostenibili nel complesso. «Gli imprenditori agrituristici confidano ora nella riapertura continuativa – incalza De Luca –, ritenendo le aperture a singhiozzo più un danno che un utile».

In una recente indagine Coldiretti nazionale ha denunciato la perdita di 1,2 miliardi di euro per 24mila agriturismi dall’inizio della pandemia in Italia ed evidenziato che con le chiusure di aprile salgono a 1,1 milioni di tonnellate i cibi e i vini invenduti dal lockdown 2020 per i crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi che travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare made in Italy. Al danno economico e occupazionale si aggiunge il rischio di estinzione per oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale: dai formaggi ai salumi fino ai dolci, per la mancanza di sbocchi di mercato, per l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi dove le tradizioni dai campi alla tavola sono tramandate da secoli.

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