Cronaca & Attualità
Emergenza Covid in Fvg, solo il 10% dei malati è stato curato in ospedale
Circa il circa il 40,1% dei pazienti soffre di sindrome post-coronavirus
FVG – “Il sistema ha tenuto pur nella difficoltà della pandemia che ci ha messo a dura prova nelle diverse fasi e questa esperienza ci deve essere utile per superare le criticità. L’elemento di fondo emerso anche oggi è l’osservazione del rapporto fra ospedale e territorio, su questo elemento dobbiamo continuare a lavorare. Il sistema ha saputo gestire i pazienti Covid-19 mantenendo al domicilio le persone che potevano restare a casa mentre ha ricoverato gli altri, e i dati dello studio illustrato, mostrano come il Fvg sia in linea con i dati del Paese”. Lo ha detto il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, durante l’audizione della III commissione consiliare con i direttori sanitari delle Aziende, il direttore centrale della Salute, Gianna Zamaro, i direttori delle cliniche di malattie infettive di Asugi, Roberto Luzzati, di Asfo Massimo Crapiz e di Asufc Carlo Tascini. La percentuale di ospedalizzazione, come è emerso, è in linea con quella italiana circa il 10% dei malati Covid è stato curato in ospedale e il 90 al proprio domicilio. I dati riassunti, oggi, registrano 106.770 positivi al virus, almeno 1 ricovero (10.072 pazienti ovvero il 9,4%), con passaggio in terapia intensiva 1.280 (1,2%) e ricoveri non in terapia intensiva pari a 9.811 (9,2%). Sulla sindrome post-Covid come evidenziato dallo studio, illustrato durante la seduta, effettuato sui pazienti affetti da Covid nella prima ondata e seguito nella clinica di malattie infettive di Udine, mostra che circa il 40,1% dei pazienti ne soffre. Sul punto Riccardi ha rilevato come “la sindrome
post-Covid è un fenomeno che iniziamo a conoscere e le cui risposte non si possono declinare con approcci ingenierizzabili. Per questi pazienti andrà stabilito un percorso nuovo, visti i sintomi diversi che ciascun paziente presenta, e sarà importante il contributo dei medici di base per orientare i percorsi fra i vari professionisti”.
Lo studio presentato da Tascini è teso a identificare la presenza di fattori che possano predire la persistenza dei sintomi dopo la guarigione dalla fase acuta di Covid-19 oltre che valutare la possibile associazione tra risposta sierologica e sindrome post-Covid-19. Nel dettaglio, sui 1.067 pazienti Covid, 599 hanno risposto all’intervista di cui 231 hanno eseguito il follow-up sierologico a 6 mesi al momento dell’intervista. Il 90% dei 599 pazienti ha avuto sintomi durante la fase acuta e il 10% era positivo senza sintomi, fra questi pochi hanno manifestato la sindrome post Covid più evidente nei sintomatici. I sintomi più frequenti sono stati: fatica, anosmia/disgeusia, sintomi neurologici e reumatologici, dispnea. Dei 599, il 40,1% ha avuto almeno un sintomo post Covid. La sindrome post-Covid è più significata nel sesso femminile pazienti e in chi ha avuto sintomi più gravi dell’infezione.
Riccardi ha voluto porre una riflessione anche sulla sostenibilità del sistema legandola all’appropriatezza della domanda sanitaria “è un tema complesso che la classe dirigente deve mettere all’ordine del giorno e attorno al quale si gioca la sostenibilità del sistema ed è anche un percorso di maturità”.
Sulla situazione attuale, Riccardi ha invece rimarcato l’importanza di non abbassare la guardia se pur gli indicatori indicano che il Fvg può ambire alla zona bianca. “L’eventuale passaggio in area bianca non deve essere inteso come un liberi tutti, serve buon senso e rispetto delle misure anti Covid”. Sulla campagna vaccinale Riccardi ha sottolineato la necessità di incentivare le adesioni “a ieri il 20% della nostra popolazione era vaccinata in seconda dose e il 43% in prima dose”.
Quanto al rapporto fra la sanità pubblica e i medici di medicina generale, l’esponente della Giunta Fedriga ha affermato che “non può ridursi in un tema contrattuale soprattutto in un ambito complesso come quello che stiamo vivendo”.
Presentato in Commissione anche, il protocollo, per la gestione domiciliare del Covid-19 che ha coinvolto i reparti di malattie infettive, medicina d’urgenza e pronto soccorso. Il documento è stato discusso e condiviso con i professionisti ospedalieri, i rappresentanti sindacali dei medici di medicina generale e i presidenti degli ordini dei medici. “Il protocollo, promosso dalla Regione, – ha detto Riccardi – punta ad armonizzare i criteri di gestione dei pazienti al domicilio, di ospedalizzazione e terapeutici e fa riferimento anche ad altri documenti ministeriali. Nel dettaglio si basa sulla descrizione dei sintomi, sul triage domiciliare indicando le modalità d gestione del paziente e i criteri di ospedalizzazione nel caso si renda necessario il ricovero, le fasi della malattia e l’approccio terapeutico”.
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