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Cronaca & Attualità

Shock post-pandemia: gli psicologi Fvg chiedono un servizio di emergenza

“A disposizione per intercettare le aree di malessere, non sempre esplicito, che potrebbe anche degenerare e prefigurarsi come casi da trattare clinicamente”

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Ragazza alla finestra

FVG – Curare le cicatrici dell’anima. Quelle lasciate dai lockdown, dalle restrizioni, dai colori (tutt’ora in vigore) dal congelamento delle relazioni familiari, affettive e sociali. Gli psicologi del Friuli Venezia Giulia continuano a raffrontarsi con numerosi cittadini che ancora non hanno superato lo shock provocato dalla pandemia e dalle conseguenze riversatesi nel campo privato e in quello pubblico. Il lavoro su cui puntare nei prossimi mesi sarà quello di fornire ai cittadini della nostra regione un servizio di emergenza post-pandemia.

BLOCCO MENTALE. “I danni sul piano psicologico li vediamo tutti i giorni – commenta il presidente dell’Ordine degli Psicologi Fvg, Roberto Calvani -, per questo, alla luce del lockdown mentale in cui vivono ancora molte persone, in preda a timori, ansie e paure spesso non giustificate, ci mettiamo a disposizione come Ordine per collaborare anche con associazioni, enti, rappresentanze di categorie economiche al fine di intercettare le aree di malessere, non sempre esplicito, che potrebbe anche degenerare e prefigurarsi come casi da trattare clinicamente”. L’obiettivo degli psicologi è quello di riuscire a contenere queste situazioni, trattandole precocemente con colloqui psicologici in grado di disinnescare la ‘bomba’ emotiva pronta ad esplodere. Alcuni devono riappropriarsi ancora di una vita sociale e familiare a lungo rimasta ingabbiata.

SOS INCERTEZZE. Ai numerosi interrogativi legati a certificazioni, Green pass, corsa ai tamponi, quarantene, isolamenti si aggiungono anche le incertezze economiche dovute alla crisi lavorativa e alle incrementate incombenze a carico dei lavoratori. “Teniamo conto che arriviamo da un periodo che ha determinato in molti casi il ridimensionamento lavorativo, le casse integrazioni, lo smart working”, aggiunge Calvani. “Si riscontra in generale un clima di sfiducia e di scarso ottimismo anche per una situazione complessiva di costi aumentati della vita a cui non corrispondono per molti certezze lavorative”. Le conseguenze si riverberano anche in famiglia dove, spesso, le crisi si sono accentuate, complici anche le divisioni sul tema vaccinale, sia all’interno della coppia, sia nei confronti dei figli. “Argomenti e posizioni così divisivi hanno finito spesso per incrinare definitivamente rapporti familiari, parentali, amicizie con effetti collaterali sulla tenuta psicologica”.

ALLE ORIGINI DI ANSIA E STRESS. Se, in generale, il post-pandemia ha visto un peggioramento dei disturbi di ansia, stress, insonnia, depressione e sentimenti di rabbia, anche a causa dell’incertezza sul futuro, i soggetti che risultano maggiormente esposti al rischio di ricadute a livello psicologico sono coloro che hanno vissuto in prima persona la malattia, quindi che sono stati contagiati o hanno avuto persone vicine o famigliari ammalati o deceduti, quelli che hanno dovuto contare i danni alla propria attività, ma anche coloro che improvvisamente si sono trovati a dover vivere per lungo tempo in ambienti ristretti per esigenze di quarantena.

NEBBIA COGNITIVA. Il sostegno psicologico si esplicita anche nell’affrontare i sintomi della cosiddetta “nebbia cognitiva” post Coronavirus, episodi che possono essersi manifestati subito dopo il contagio e durare anche alcuni mesi dopo la guarigione. Tra le caratteristiche più ricorrenti di questo disturbo troviamo confusione mentale, difficoltà di concentrazione, amnesie ricorrenti, perdite di memoria prolungate o a breve termine, disturbi dell’apprendimento, stanchezza cronica, senso di smarrimento. In alcuni casi i pazienti guariti dal Covid-19 hanno trovato difficoltà nel riprendere i ritmi lavorativi di prima e si sentono anche dopo molto tempo sopraffatti e disorientati. Questi sentimenti però accompagnano anche molte persone che non sono state contagiate, probabilmente per il disagio psicologico in cui continuano a vivere e che, per questo, deve essere affrontato da esperti.

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