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Salute mentale a rischio: l’appello di 2433 cittadini a Fedriga

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Ragazza alla finestra

FVG – Sono 2433 i cittadini e le cittadine, tra cui utenti e familiari di persone con disturbo mentale, che hanno sottoscritto una lettera con cui rappresentano al presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, la situazione di grave indebolimento dei servizi territoriali di salute mentale presente in Friuli Venezia Giulia, servizi la cui organizzazione è stata molto faticosamente costruita negli anni con risultati apprezzati e riconosciuti anche a livello internazionale. Tutto ciò avviene in un momento in cui la necessità di cura su questo versante è stata ulteriormente evidenziata dalla pandemia, che ha tra l’altro dimostrato l’efficacia degli investimenti sul territorio.

L’appello è stato promosso da un gruppo informale di cittadini e la raccolta firme, che è stata effettuata faccia a faccia, una per una, proprio per creare occasioni di dialogo sui temi affrontati, ha avuto luogo in tutte le province della Regione ed è partita prima della diffusione della bozza dell’Atto aziendale predisposto da ASUGI, che tuttavia ha confermato e in parte aumentato le preoccupazioni sul futuro dei servizi, che da quest’ipotesi di riforma escono già ora ridimensionati nei numeri e negli orari di apertura, frutto tra l’altro di una cattiva programmazione e di mancate assunzioni.

Le sottoscrizioni cartacee sono state consegnate nella mattinata del 20 dicembre al Protocollo della Regione, con l’auspicio che l’intervento diretto del Presidente possa invertire una tendenza foriera di gravi conseguenze.

Sabato 18 dicembre, inoltre, si è tenuto presso il Dipartimento di Salute Mentale di Udine un incontro del Coordinamento regionale delle associazioni per la salute mentale con il vice presidente Riccardo Riccardi, che era accompagnato dalla dottoressa Zamaro della direzione Salute: anche in questa occasione è stata denunciata l’allarmante situazione in cui versano i servizi ed è stata ricordata la richiesta che il Coordinamento porta avanti da anni, ovvero la piena attuazione del “Piano regionale salute mentale infanzia, adolescenza ed età adulta-anni 2018-2020”, con la messa a regime della rete dei 22 Centri di Salute Mentale esistenti per garantire l’assistenza territoriale prevista dalla legge.

«Ci sentiamo delusi e presi in giro per scelte aziendali che vanno nella direzione opposta a quanto da noi richiesto» ha affermato Tiziana T., madre di un ragazzo seguito da uno dei due CSM di Trieste che non svolgono più il servizio sulle 24 ore e che a causa di quest’inefficienza è stato ricoverato per un mese nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, mentre avrebbe dovuto essere curato in un Centro di Salute Mentale.

«La riduzione oraria di molti centri e la prevista chiusura di alcuni di essi sta portando all’esasperazione molti famigliari e utenti» hanno spiegato Daniela Careddu e Claudio Cossi per il Coordinamento, precisando che hanno chiesto con forza un intervento da parte dell’assessore alla salute e alle politiche sociali a fronte di una mancata risposta e di un mancato ascolto da parte dei direttori aziendali.

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