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Economia & Lavoro

Cgil Fvg: ripresa fragile senza politiche industriali e misure per la stabilità del lavoro

Il segretario della Pezzetta: «Il manifatturiero ha reagito bene, ma preoccupa il caro energia Cig dimezzata rispetto al 2020. Allarme per la nuova ondata, nonostante i pochi contagi sul lavoro»

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FVG – «Il vento della ripresa soffia anche in Friuli Venezia Giulia, e ci sono le premesse perché possa continuare a soffiare anche nel 2022. Esistono però diverse criticità che rischiano di rallentare il ritorno dell’economia e dell’occupazione ai valori pre-Covid». Il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia Villiam Pezzetta traccia così il quadro dell’economia e del mondo del lavoro alla ripresa dopo la pausa natalizia.

«Il 2021 – dichiara – ha visto confortanti segnali di recupero, con alcuni settori, in particolare l’edilizia e il legno, ma a preoccupare sono criticità contingenti, come la recrudescenza del virus, il caro energia e la perdurante stretta delle forniture, e carenze strutturali, come la diffusa precarietà del lavoro e l’assenza di politiche industriali. Politiche – prosegue il segretario regionale della Cgil – che dovrebbero puntare con sempre maggiore decisione sulla transizione energetica, sul potenziamento delle infrastrutture fisiche e digitali, sull’innovazione dei comparti chiave del nostro manifatturiero, sulla stabilizzazione del lavoro, sul rafforzamento della sanità pubblica e del welfare, sull’istruzione e sulla formazione come fattori chiave per la competitività e la crescita del sistema Paese anche della regione».

Ammortizzatori, 50 milioni di ore

A supportare la lettura di Pezzetta le stime sulla crescita del Pil nel 2021 (+6,2% secondo Prometeia), l’andamento dell’export (tra gennaio e settembre +31% sul 2020 e + 23% sul 2019) e, in parte, la domanda di ammortizzatori sociali. «Le richieste di cassa integrazione e Fis – spiega Pezzetta – ammontano a 48 milioni di ore tra gennaio e novembre. Un valore che resta altissimo, pari a circa il 60-70% in più rispetto ai picchi storici precedenti la pandemia, ma dimezzato rispetto al 2020, segno di un raffreddamento indotto sì dal progressivo esaurimento della cassa Covid, ma anche alla ripresa del manifatturiero. Resta invece più difficile, nonostante il recupero nel secondo semestre, la situazione del commercio e del turismo, che assorbono la metà della domanda di ammortizzatori».

L’impatto dei contagi

In un quadro che per alcuni settori resta precario, in primis quelli legati all’automotive e molte realtà del commercio e del turismo, preoccupa la recrudescenza dei contagi, anche per il possibile impatto sulla forza lavoro. «Tra persone senza Green pass, contagiati e in quarantena – spiega Pezzetta – manca all’appello una percentuale compresa tra 10 e il 15% dei lavoratori dipendenti, con criticità anche in settori come la sanità e la scuola, dove la percentuale di vaccinati è più alta ma è maggiore anche l’esposizione al rischio contagi. Quanto ai settori privati, i protocolli di sicurezza continuano a garantire il contenimento dei contagi sul lavoro entro valori minimi, appena il 3,6% sui contagi complessivi, ma la situazione generale potrebbe aggravare le criticità per le aziende già in situazione di carenza di manodopera. Allo stato attuale, in ogni caso, preoccupano di più altre contingenze come il caro energia e la stretta delle forniture».

SOS infortuni

A destare allarme anche l’impennata degli infortuni (+11% la crescita registrata tra 2021 e 2020, ma del 37% al netto dei casi Covid) e in particolare di quelli mortali, ben 27 tra gennaio e novembre dello scorso anno, a fronte dei 16 del 2020: «Sono dati – commenta Pezzetta – che rispecchiano una ripresa troppo basata sulla precarietà, sulla scarsa qualificazione del lavoro e sull’intensificazione dei ritmi produttivi, spesso anche a danno della prevenzione e della sicurezza. Se vogliamo che gli infortuni tornino a scendere c’è bisogno di un rispetto più diffuso delle regole, di più vigilanza da parte degli organismi preposti, dalle aziende sanitarie agli ispettorati del lavoro, di maggiori investimenti sulla formazione, sulla prevenzione e sulla promozione della cultura della sicurezza tra le aziende e i lavoratori».

Occasione PNR

Quanto alle prospettive di ripresa economica, il fattore decisivo, secondo Pezzetta, sarà l’attuazione del Pnrr, sia nelle linee strategiche definite a livello nazionale che nella sua declinazione regionale. «Le risorse a disposizione per l’innovazione del manifatturiero, la transizione energetica, la stabilizzazione del lavoro, le politiche dell’istruzione e della formazione rappresentano un’occasione imperdibile per consolidare la ripresa – commenta Pezzetta – e per imprimere un salto di qualità al tessuto economico, sociale e occupazionale di questa regione. Altrettanto importante il rafforzamento dalla sanità pubblica, sul quale il Pnrr mette a disposizione ingenti risorse anche per la nostra regione: indispensabile pertanto avviare i tavoli di confronto, oggi di fatto assenti, su un capitolo così importante. Da qui – conclude il segretario regionale della Cgil – l’importanza di accelerare il confronto tra Regione, organizzazioni imprenditoriali e parti sociali, per una gestione condivisa del Pnrr e degli interventi ad esso collegati, come del resto espressamente previsto dalle regole appena definite a livello nazionale tra Governo e parti sociali».

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