Cronaca & Attualità
Legacoop Fvg chiede la modifica del codice dei contratti
Con gli oltre 220 mila soci l’associazione rappresenta un osservatorio privilegiato sul movimento cooperativo
UDINE – Un’urgente e non più rinviabile modifica al codice dei contratti. È quanto chiede alla politica regionale e, tramite questa, al Parlamento la Lega delle cooperative del Friuli Venezia Giulia che nella conferenza stampa annuale di bilancio ha ribadito l’importanza della questione. «Il momento è ora – ha spiegato il presidente di Legacoop Fvg, Livio Nanino – visto che la legge delega sul codice dei contratti rientra nel pacchetto Pnrr ed è importante che tutte le categorie su questo tema siano compatte nell’affermare la necessità di un intervento». Con gli oltre 220 mila soci delle cooperative associate a Legacoop Fvg, un valore della produzione di quasi un miliardo e mezzo di euro, l’associazione rappresenta un osservatorio privilegiato sul movimento cooperativo e, di conseguenza, sull’andamento economico del territorio.
Aumento del costo del lavoro: una modifica al codice dei contratti. «Il non riconoscere un adeguamento del costo del lavoro, in caso di rinnovo del contratto nazionale, alle imprese vincitrici di appalti pubblici – ha spiegato Nanino – provoca delle distorsioni di mercato evidenti, per non parlare del fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori». Nel settore edile un decreto che riconosca l’aumento del costo delle materie prime che può avvenire in fase di contratto è già stato approvato dal Parlamento. La richiesta di Legacoop Fvg, insieme a quella dell’Aci, l’associazione delle cooperative italiane, è che lo stesso debba essere fatto sulle dinamiche del costo del lavoro che interessano settori molto più delicati come, ad esempio, welfare e servizi alla persona. In presenza di un appalto pluriennale, molte volte addirittura prorogato nella sua durata, l’impresa aggiudicataria dovrà inevitabilmente fare i conti con l’aumento del costo del lavoro che, di fatto, abbatte la marginalità di ricavo. «Può accadere – prosegue Nanino – che chi accetta quelle condizioni, spesso al massimo ribasso, per non andare in perdita vada al risparmio su diritti dei lavoratori e sulla qualità del servizio offerto». Da qui l’importanza anche dei controlli da parte delle stazioni appaltanti e «la necessità – continua il presidente di Legacoop Fvg – di valorizzare gli operatori economici che hanno una storia legata al territorio. In questo senso – chiarisce Nanino – l’impegno per il 2022 di Legacoop è quello di favorire le aggregazioni con la creazione di filiere locali che puntino anche sulla sostenibilità in tutti i sensi, da quella sociale a quella economica».
Il “Tavolo per il Friuli”. Da tutto questo nasce il richiamo di Legacoop Fvg su un altro tema: l’annunciato, poi annullato e mai più convocato “Tavolo per il Friuli”, il tavolo costituito tra sindacati e associazioni di categoria, tra cui Legacoop Fvg, per il rilancio dell’economia friulana e che avrebbe dovuto elaborare un documento unitario da presentare alla Regione e al pubblico ad ottobre scorso. «Un tema purtroppo mancato – spiega ancora Nanino – a causa di tante responsabilità dovute, da un lato, a una Regione che evidentemente fatica a relazionarsi correttamente con il territorio, come accaduto con il Pnrr e altre scelte calate dall’alto e poco condivise e come sta accadendo ora per la Zona logistica semplificata, e che dall’altro certifica una fragilità e una non coesione del territorio udinese rispetto all’importanza di fare squadra. Avere un territorio forte e coeso sotto l’egida della Camera di Commercio, che per sua natura rappresenta tutta la vita economica, sarebbe stata una grande occasione e risulta quindi inspiegabile perché tutto si sia bloccato».
La drammatica carenza di personale. Altro tema scottante su cui Legacoop Fvg punta i riflettori è la carenza di personale. «Tutte le cooperative, a livello regionale e nazionale, ci stanno dicendo che c’è un serio problema su questo aspetto – rimarca il vicepresidente Paolo Felice –. Si assiste a una drammatica carenza non solo di personale educatori e infermieri, ma anche di personale generico per le cooperative di servizi, edili e in molti altri settori. Tutto quello che si è fatto negli anni passati sul tema delle minori entrate di lavoratori dall’estero lo misuriamo purtroppo oggi – continua –, perché non c’è più manodopera e ora, anche a causa dei blocchi agli spostamenti tra Paesi causati dalla pandemia questa emorragia si è resa ancora più evidente. La professione dell’autista non l’abbiamo persa perché è una professione pesante, ma perché in passato li abbiamo cercati nell’Est Europa perché costavano la metà. Il Covid e la minor circolazione delle persone hanno messo in luce questo aspetto». Il risultato evidente è che certe professionalità non più formate in Italia stanno scomparendo. «Solo per fare un esempio – chiarisce Felice – per il prossimo triennio si stima manchino a livello regionale 1.400 infermieri nelle strutture pubbliche e 250 nella cooperazione sociale. Ben venga dunque il recente intervento della Regione con il quale si permette l’impiego di professionisti sanitari anche tra i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea». Una carenza che, tuttavia, non si traduce in una maggiore richiesta di accesso a quelle professionalità. «Se manca personale in un settore – spiega ancora il vicepresidente di Legacoop Fvg – dovrebbero esserci le code di candidati, ma così non è perché non ci sono sufficienti persone pronte ad entrare o giovani disposti a iscriversi a questi percorsi».
I primi, timidi, segnali di ripresa. In conclusione, lo stato di salute del movimento cooperativo. Fatte tutte queste premesse, infatti, come sta il mondo della cooperazione in Friuli Venezia Giulia? «Notiamo i primi, seppur timidi, segnali di ripresa – sintetizza Nanino –, in certi settori più che in altri. Alcuni, come ad esempio i servizi, sono riusciti a fatturare di più dell’anno precedente; altri settori, come cultura e turismo, invece, hanno faticato e faticano tutt’ora a riprendersi». Per quanto riguarda la distribuzione alimentare, così come l’edilizia, hanno registrato un segno positivo, ma ora, si trovano a dover fare i conti con l’aumento del costo delle materie prime e dell’inflazione, oltre che della carenza di personale. «Come già detto – conclude Nanino – l’impegno di Legacoop per il 2022 sarà, tra gli altri, quello di affrontare il tema della manodopera, con la proposta di una revisione dei flussi migratori e della formazione».
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