Cronaca & Attualità
Il carcere di Udine è sovraffollato: chieste misure alternative per chi è a fine pena
In via Spalato ci sono 146 detenuti a fronte di 86 posti
UDINE – “È assolutamente necessario che queste persone non siano considerate come gli ultimi e che, facendo seguito ai solidi principi contenuti nella Costituzione, esista realmente la garanzia della tutela dei diritti umani fondamentali. Come Consiglio regionale, perciò, verificheremo quali sono le possibilità che la legislazione ci offre per favorire la soluzione della piaga del sovraffollamento che conduce a condizioni di pericoloso stress, provocando anche atti di autolesionismo e condizionando fortemente le menti dei carcerati”. Lo ha sottolineato nella Casa circondariale di via Spalato a Udine il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, intervenuto alla conferenza stampa indetta dal Garante dei Diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Udine, Franco Corleone, per presentare la relazione semestrale e una serie di iniziative collaterali.
Un programma articolato in tre sezioni (“Il carcere dopo il Covid”, “Il bilancio dell’attività del 2021” e “L’Agenda del 2022”) che, a fine incontro, ha condotto le autorità a visitare la nuova palestra, allestita grazie al contributo di alcuni donatori, al terzo piano della struttura nell’ex cella 17. “Sono stati mesi molto duri – ha spiegato Corleone – con 23 ospiti e 7-8 agenti contagiati. È stata necessaria una quarantena per contenere il focolaio. Ora c’è la volontà di mettersi tutto alle spalle e di riprendere il cammino per costruire il dopo Covid. Tuttavia, rischiamo l’esplosione con 146 presenze e una capienza di 86 posti, scesa a 80 per l’inagibilità di tre celle. Perciò, ho chiesto di evitare arresti in carcere per reati non gravissimi, adottando invece altre soluzioni”.
“Rimane ancora molto da fare. Iniziando dalle condizioni delle strutture e dalle opportunità che hanno i reclusi per potersi reinserire. Attenzioni – ha aggiunto il presidente Zanin, replicando alle preoccupazioni espresse dal Garante – che un Paese deve tenere a cuore nei confronti di chi è più sfortunato. Se è infatti vero che la pena deve risultare riabilitativa, è necessario un impegno determinato fino alla soluzione del problema, perché altrimenti sarebbe come nascondere la polvere sotto il tappeto. Visto che molti reclusi sono quasi a fine pena, diventa quindi fondamentale immaginare un reinserimento attraverso progetti che consentano loro di tornare a pieno titolo nella società”.
“L’analisi di ambito locale fatta dal Garante – ha proseguito Zanin – può essere replicata anche per le altre carceri della regione. Uno dei problemi è il sovraffollamento, insieme alla necessità di percorsi di reinserimento e di formazione, basati su formatori ed educatori. Una risorsa umana che, tuttavia, manca: mi farò parte attiva con il Garante regionale dei Diritti della persona, Paolo Pittaro, per studiare un meccanismo che possa supportare queste necessità con le risorse a disposizione dell’Assemblea legislativa, perché questo incide sulla salute mentale e il carcere deve avere una funzione di riabilitazione, non solo di pena”.
“Dopo la palestra, l’infermeria e la cappella, la ex sezione femminile – ha dettagliato il Garante Corleone – diventerà presto un polo culturale. Rimangono, però, alcune situazioni di grave difficoltà: il sovraffollamento, la salute mentale e la disponibilità di un solo educatore per evitare il rischio della ricaduta, costruendo invece un’uscita dal carcere protetta”.
“Bisogna intervenire sulla capacità di svolgere delle attività – ha concluso il presidente dell’Assemblea legislativa, dopo aver visitato l’ex cella 17 – e, in questo caso, dopo la cappella e la biblioteca, la possibilità di allestire una piccola palestra consente ai detenuti di riavvicinarsi alla vita normale. Insieme all’interesse da parte del Consiglio regionale nei confronti dei detenuti, inoltre, esiste una forte attenzione da parte della Regione Fvg anche nei confronti delle strutture e della polizia penitenziaria che vi opera con una scarsezza di risorse sulla quale lo Stato deve intervenire”.
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