Eventi & Cultura
La classe di Bragagnini e Čepak dal vivo, in attesa del progetto discografico
Live al Caucigh (1 aprile), aspettando le date estive: intervista con Francesco Bragagnini
UDINE – Chitarrista poliedrico, di San Giorgio di Nogaro, passato dalla classica all’elettrica jazz dopo la formazione in conservatorio, non c’è rassegna regionale che non lo abbia visto in scaletta negli ultimi quindici anni: da Udin&jazz a Topolò, dal No Borders a Gorizia Jazz.
Così venerdì 1 aprile al Caffè Caucigh di Udine, storico tempio del jazz udinese, si esibirà assieme al compagno di viaggio degli ultimi anni – Marko Čepak e con Flavio Davanzo alla tromba, special guest.
«Ho cominciato a studiare seriamente attorno ai diciotto anni» ci racconta il nostro intervistato «però ho chiesto ai miei genitori che mi comprassero la batteria che di anni ne avevo cinque! Insomma ho sempre posseduto strumenti fin da piccolo ed in casa mia c’è sempre stata musica, che io ricordi. Mio zio era un musicista, suonava il sax e faceva delle tournée anche all’estero, suonava musica da ballo. Ho un cugino che è un compositore, e un altro che suona blues. Non capisco ancora perché abbia iniziato lo studio tardi rispetto al fatto di essere nato in mezzo a strumenti musicali. Misteri della vita!»
Poi, come accade nelle migliori storie, il recupero del tempo perduto con delle soddisfazioni mica da ridere: «uno straordinario ricordo è quello con un gruppo di improvvisazione libera con voce recitante col quale abbiamo fatto un bel po’ di date, benché mi rendo conto, mettessimo a dura prova l’ascoltatore, se mi passi il termine! Fummo anche inseriti in una raccolta dal titolo Tananai a cura di Radio Onde Furlane. Al Teatro Verdi di Trieste, negli stessi anni, ho avuto l’opportunità di suonare in trio nel saggio finale allorché frequentavo i corsi jazz del Conservatorio di Trieste: suonai Bright size life “di un certo” Pat Metheny con l’assolo fedele come su disco e il giorno seguente uscì un articolo strepitoso sulla nostra performance a fronte di una strumentazione minimalista.»
Riferimenti musicali? Bill Frisell, Kurt Rosenwinkel, la poetica ed il rigore architettonico di altri grandi strumentisti e compositori come Steve Swallow e Kenny Wheeler. «Oltre a questi mostri sacri e al già citato Metheny» intercala Bragagnini «ti confido che la mia idea di “influenze” è sempre legata a qualcosa di inconscio, è un qualcosa di più profondo che la pura trascrizione. Gilad Hekselman è uno dei miei riferimenti più recenti. Ma sono incuriosito anche da altre strutture musicali, ad esempio ho alcuni anni or sono ho avuto il piacere di partecipare alla tournée nel nord Italia capitanata da Georges Ouedraogo, testimonial per sensibilizzare problemi di cui soffriva il suo paese, il Burkina Faso. Una serie di live con un repertorio parecchio insidioso, essendo la musica africana intrisa di tranelli ritmici e strutture particolari che andavano memorizzate.»
L’amore per il suono e ricerca del rischio: così nel 2015 FB ha realizzato il suo primo disco solista: “L’Heure Bleue” (edito da Birdland Sounds) con un quartetto nel quale presenziano Nicola Bottos al piano, Alessandro Turchet al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria, figurano anche Flavio Davanzo alla tromba, Giovanni Cigui ai sax e quale ospite, il chitarrista americano Russ Spiegel ricevendo recensioni più che ottime dalla stampa specializzata.
Tornando a noi, il duo chitarristico con Marko Čepak «che nasce dalla comune passione per il jazz moderno e da un’amicizia iniziata al Conservatorio Tartini di Trieste, dove abbiamo studiato» dal vivo crea una magia armonica con dialoghi di gran classe dando spazio a composizioni originali del disco di Bragagnini, brani del primo Metheny, Frisell, Kenny Wheeler. «Entrambi infatti amiamo il be-bop ma abbiamo un modo di suonare che è più “cameristico”, più europeo, meno black» conclude il nostro ospite. «Guarda, colgo quest’opportunità per darvi un’anticipazione: abbiamo già in mente le basi per un prossimo lavoro discografico, che avrà un disegno ben preciso per quanto riguarda il significato delle composizioni e che contiamo di realizzare entro quest’anno, massimo inizio del prossimo.»
Prossimi appuntamenti per ascoltare il duo Bragagnini – Čepak:
8 maggio al Duke, Trieste
15 luglio da Borgo Castello 3, Gorizia
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