Eventi & Cultura
L’anima del jazz, l’anima nel jazz, l’anima e il jazz
Gurtu, Garbarek, Fresu, Cantini… tutti su di uno stesso palco! Robe da non crederci al No Borders Music Festival
Laghi di Fusine – Allora, ci sono un indiano, un norvegese e due italiani, tutti star internazionali del jazz, chi si ritrovano ai Laghi di Fusine un pomeriggio d’estate per suonare: inizia così e sembra l’introduzione della più classica delle barzellette, invece… è tutto vero! Sembra una storiella perchè mettere insieme su di uno stesso palco degli assi della musica apprezzati in tutto il mondo in una data a spot sembrerebbe davvero poco credibile, ma il No Borders Music Festival ci ha abituato a magie – non dico come questa, perchè qui siamo veramente a livelli che la prima volta che la senti non ci credi – nelle quali si crea una tale atmosfera per cui collaborazioni, sorprese ed intuizioni di un certo tipo sono diventate all’ordine del giorno.
L’anima del jazz, si diceva, il titolo di questa passerella. Il concerto andava preso infatti per quello che era, prima di tutto un’esperienza. Probabilmente irripetibile e per scenario e per scaletta, se così la vogliamo chiamare (avranno provato in totale la butto lì, 2-3 ore?! – impressionanti!), ha visto Trilok Gurtu dare il meglio di sé alle tabla. Eccola lì allora, l’anima del jazz, jazz da intendersi come spirito prima ancora che genere. Quattro sorrisi all’unisono e parte un giro che un po’ di tempo fa avremmo definito new-age.
We play and you enjoy and we enjoy too è il filo conduttore che collega quelli sul palco a quelli sotto il palco, tutti diamanti incastonati in uno scenario mozzafiato. Ed ecco l’anima nel jazz!
Il copione rimarrà questo: TG imbastisce un ritmo, Cantini chiama un riff al violino elettrico, gli altri due intervengono ad ispirazione più che attraverso un vero e proprio dialogo tra fiati.
Paolo Fresu negli anni abbiamo imparato che suona qualsiasi cosa, qualsiasi genere, in qualsiasi condizione. Impeccabile, che dire, anche nel caldo pomeriggio NBMF. Jan Garbarek fa invece a gara con l’aria di Fusine per chi sia più pulito: tutto ciò che passa dal suo sax confluisce, si accennava, in una nuova era. Carlo Contini, forse il meno conosciuto dal grande pubblico (finora), si prende la sua parte di scena confermando di saper stare sulle frequenze di quei mostri.
My love supreme is everything. E tutti sintonizzati sulle previsioni del tempo; sul prato per l’aggiornamento incendi che sta mettendo in ginocchio alcune zone del FVG e sul palco come mood sulle orme di Zawinul, Shorter e compagnia bella. Altri che da queste parti si sarebbero trovati con ogni probabilità a meraviglia.
L’anima e il jazz, addirittura più anima che jazz, per un vero e proprio happening di rara atmosfera. All’applausometro bisognerebbe ricorrere al fotofinish per decretare il vincitore: ma sono quattro ovazioni più una collettiva. Lead voice ancora Gurtu che si rilassa: dopo due edizioni di pioggia, al terzo tentativo ce l’ha fatta a suonare da queste parti. E non sarà neanche l’ultima: subito occhio al calendario della prossima settimana!
Allora, ai posteri, racconteremo che a Fusine c’erano un indiano, un norvegese e due italiani, tutti star internazionali del jazz che si sono ritrovati un giorno d’estate alle due di pomeriggio per suonare. E si fa ancora fatica a credere che non si sia trattato di una barzelletta. Giornata memorabile, un privilegio esserci!
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