Cronaca & Attualità
Cnr-Università di Udine: inaugurata l’unità di ricerca su alimenti e invecchiamento attivo
Progetto unico a livello nazionale, frutto di un accordo triennale tra i due enti
UDINE – Realizzare progetti e attività finalizzati allo sviluppo di interventi nutrizionali mirati per contribuire a un invecchiamento in salute. È l’obiettivo che si sono dati il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e l’Università di Udine dando vita a unaUnità di ricerca congiunta specializzata nello studio multidisciplinare integrato delle relazioni tra alimentazione e salute umana. Un unicum a livello nazionale, con sede all’Ateneo friulano, che nasce, da un accordo triennale, in virtù delle competenze scientifiche interdisciplinari sviluppate dai due enti e nel quadro di una consolidata collaborazione in questi settori. L’Unità di ricerca è stata presentata oggi a Udine, nell’auditorium del dipartimento di Area medica dell’università. All’evento di avvio erano presenti e sono intervenuti, fra gli altri: la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza; per l’Ateneo, il rettore Roberto Pinton e il direttore del dipartimento di Area Medica, Leonardo Alberto Sechi; per la Regione Friuli Venezia Giulia, l’assessore al lavoro,formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia; per il Comune di Udine, l’assessore alla sanità, assistenza sociale e rapporti con l’Ateneo friulano. Hanno poi preso la parola, il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), Denis Caporale, e il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro.
Ricerca e ricadute sul territorio. Sul tema dell’invecchiamento attivo, considerato strategico per il futuro, l’Unità di ricerca permetterà di sviluppare una visione cooperativa e integrata con le diverse realtà pubbliche e private regionali e nazionali. In particolare, il progetto potrà diventare un’occasione di sviluppo di nuove conoscenze e di promozione dell’innovazione tecnologica consolidando l’iniziativa regionale di realizzazione di un polo su “Alimentazione e invecchiamento in salute”. Le ricerche, in particolare, riguarderanno: la comprensione dell’invecchiamento cellulare e di patologie legate all’invecchiamento; l’individuazione di componenti bioattive presenti in materie prime di interesse alimentare, prodotti alimentari trasformati e sottoprodotti di lavorazione; lo studio delle proprietà biologiche e degli effetti delle componenti bioattive individuate; la realizzazione di alimenti con funzionalità nutrizionale; lo sviluppo di diete personalizzate in base all’età e stato di salute dell’individuo; le ricadute delle malattie croniche nel mercato del lavoro e sui sistemi sanitari e di welfare.
I risultati attesi. Fra i diversi risultati in programma vi è, in particolare, la realizzazione di alimenti funzionali per l’alimentazione e la medicina personalizzate (personalized nutrition and medicine). Inoltre, la composizione delle materie prime e degli alimenti per la cura del benessere e la prevenzione di alcune patologie, la correlazione tra molecole bioattive e gli effetti anti-ageing, i meccanismi associati all’azione di queste molecole bioattive su cellule umane e/o animali, la biobanca di organoidi umani di colon; dati molecolari, di genomica, trascrittomica e proteomica sui modelli cellulari di senescenza. Saranno anche messe a punto delle linee guida rivolte a istituzioni e parti sociali finalizzate alla messa in campo di politiche e azioni dirette a migliorare la qualità della vita, il benessere e la salute delle persone.
L’Unità di ricerca coinvolge i ricercatori e le ricercatrici del dipartimento di Scienze bioagroalimentari del Cnr e, per l’Ateneo friulano, del dipartimento di Area medica, del gruppo di ricerca di Scienze e tecnologie alimentari del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali e del Laboratorio Lavoro del dipartimento di Scienze giuridiche. Il progetto può già vantare consolidate collaborazione con due istituzioni accademiche e scientifiche statunitensi, il National Institute on Aging di Baltimora e l’Università dell’Indiana di Indianapolis; il Cancer Center dell’Ospedale di Daping, in China.
Perché l’Università di Udine. L’Ateneo, oltre alle competenze specifiche, dal 2018 è attivo con ricerche e proposte operative frutto del lavoro del Gruppo di ricerca inter e multi disciplinare sull’invecchiamento attivo “Active Ageing”. Un centinaio i ricercatori coinvolti nel Gruppo che abbraccia le competenze degli otto dipartimenti dell’Università. L’attività è strutturata in quattro aree. “Benessere e prevenzione” ha competenze sulle scienze della nutrizione, degli alimenti, della prevenzione delle patologie degenerative e invalidanti. “Infrastrutture e tecnologie per l’active ageing” al quale afferiscono competenze su tutto ciò che può supportare la realizzazione di infrastrutture e tecnologie finalizzate al miglioramento della qualità della vita delle persone, specie degli anziani. “Ricerca traslazionale, diagnostica, clinica e assistenza”, che si occupa dello sviluppo di tecniche diagnostiche sofisticate che consentano lo sviluppo di strategie terapeutiche di precisione e personalizzate. “Welfare e narrazioni per società e comunità inclusive” nel quale convergono competenze economiche, statistiche, giuridiche, umanistiche e sociali che studiano la vecchiaia, come esperienza individuale e fenomeno collettivo, le relazioni intergenerazionali, le narrazioni e rappresentazioni artistico-letterarie dell’ageing e dell’ageism e le loro ricadute sociali, giuridiche, economico-statistiche e culturali. La presentazione ha visto anche gli interventi descrittivi dell’Unità di ricerca congiunta. Il coordinatore del Gruppo sull’invecchiamento attivo “Active Ageing” dell’Università di Udine, Gianluca Tell, ha illustrato l’esperienza dell’Ateneo in una prospettiva multidisciplinare, mentreFrancesco Curcio ha spiegato il modello organizzativo di trasferimento tecnologico. Le competenze e le prospettive di sviluppo dell’Unità di ricerca di Udine, con riferimento a produzioni alimentari, biologia e salute, sono state esposte dai direttori dei tre istituti del Cnr coinvolti: delle Produzioni alimentari, Antonio Francesco Logrieco; per il Sistema di produzione animale in ambiente mediterraneo, Andrea Scaloni; di Scienze dell’alimentazione, Michelangelo Pascale.
Gli interventi istituzionali. «Il rapporto tra salute e alimentazione – ha affermato la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza – è un tema che valorizza la ricerca multidisciplinare e converge verso una visione globale del benessere dell’uomo contemporaneo. Grazie ai progressi registrati in campo scientifico, la terza età ora è vissuta come una fase di continuativa produttività e indipendenza. I risultati della ricerca permettono infatti di aiutare a prevenire i fattori di rischio legati all’invecchiamento, favorendo una migliore qualità di vita. Il Cnr, con le sue competenze nei settori bio-agroalimentare e salute, può dare un notevole contributo al successo di questa nuova unità di ricerca costituitasi presso l’Università di Udine, cui va il mio plauso». «Siamo felici di aver dato ufficialmente l’avvio a questa partnership scientifica tra il Cnr, ente di ricerca italiano di rilievo internazionale, e il nostro Ateneo – ha detto il rettore Roberto Pinton – su un tema centrale per la nostra società come quello dell’invecchiamento attivo. Ringraziamo anche la Regione, l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, la Fondazione Friuli e il Comune di Udine per la sensibilità dimostrata e il sostegno all’attività dell’Università di Udine su questo importante filone di ricerca multidisciplinare. Il nostro Ateneo è da tempo impegnato negli studi sulla prevenzione e la cura della salute dell’anziano, ponendo al centro il benessere psicofisico della persona e del contesto familiare e sociale in cui vive. La ricerca e la formazione universitaria devono fare la loro parte per contribuire attivamente al miglioramento della qualità della vita nel contesto sociale in cui operano, ponendo a beneficio di tutti i risultati dell’attività scientifica e formativa». «L’accordo tra il Cnr e l’Università di Udine – ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro – è un esempio virtuoso di rete e sinergia tra enti vocati alla ricerca nel nostro Paese. Si colloca anche in sintonia con lo spirito che caratterizza gli investimenti del PNRR ed europei. Focalizzare poi risorse umane ed economiche nella ricerca su salute e benessere nell’invecchiamento è oggi particolarmente cruciale per affrontare le sfide sociosanitarie delle nostre comunità». «Vinceremo la sfida di questo progetto al quale l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale – ha sottolineato il direttore generale, Denis Caporale – collabora attivamente con l’Università di Udine. Un progetto di fondamentale importanza per il nostro presente e, soprattutto, per il nostro futuro».
Nel suo intervento, l’assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia ha portato innanzitutto i saluti del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, impossibilitato a intervenire per motivi istituzionali. «Siamo una Regione che accoglie le sfide, come ad esempio la legge sull’invecchiamento attivo, davanti all’evoluzione della società sfide – ha spiegato l’assessore –. La collaborazione con gli enti di ricerca e le università è fondamentale per due motivi – ha evidenziato –: per dimostrare la capacità di attrarre talenti e investimenti e per dimostrare come questa regione ha delle prospettive importanti davanti a sé. La contaminazione dei saperi e la somma dei saperi raggiunge il massimo livello con questo progetto sull’invecchiamento attivo condotto dall’unità di ricerca congiunta tra l’Università di Udine e il Cnr. Questa è una delle sfide che l’Ateneo ha saputo accogliere positivamente – ha concluso – e che ora deve essere accolta anche dal territorio». «Il Comune di Udine e la città tutta sono orgogliosi della nascita di questa unità di ricerca – ha affermato l’assessore comunale alla sanità, assistenza sociale e rapporti con l’Università di Udine –, un organismo di eccellenza a livello nazionale che potrà avere importanti ricadute sociali. A maggior ragione visto che anche il Comune partecipa al gruppo di lavoro sull’“Active ageing” dell’Ateneo».
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