Economia & Lavoro
Legge sul commercio, si cambia. Non ci saranno più limiti alle aperture
Il ddl abroga dunque tutte le chiusure domenicali o legate alla festività, sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale
FVG – Nessun limite di orario né di giornate: le attività commerciali avranno la facoltà di restare aperte anche sette giorni su sette e per tutte le 24 ore, se lo ritenessero conveniente. A prevedere la massima liberalizzazione è il disegno di legge 181, illustrato dall’assessore Sergio Emidio Bini in II Commissione. “L’unico obbligo – ha ricordato Bini ai consiglieri radunati in aula dal presidente Alberto Budai (Lega) – resterà quello di esporre al pubblico in modo visibile orari e giorni di apertura”. Il ddl abroga dunque tutte le chiusure domenicali o legate alla festività, sulla base – come ha spiegato ancora l’assessore – “di una sentenza tombale della Corte Costituzionale”.
La deregulation è stata criticata da due gruppi di Opposizione. Per il Movimento Cinque Stelle, Cristian Sergo ha parlato di “pianto del cuore”, convinto che “si possano trovare le motivazioni di interesse generale per limitare le aperture, a tutela degli stessi commercianti e dei consumatori, come peraltro è avvenuto durante alcune fasi della pandemia”. Anche secondo Sergio Bolzonello (Pd) “è vero che c’è una sentenza, ma nulla è davvero tombale, se non per un certo periodo di tempo. Io – ha ricordato l’esponente dem – ci misi la faccia per limitare le aperture e sono convinto che servano momenti di chiusura”.
Ha suscitato dibattito anche un’altra delle previsioni del disegno di legge, definito dall’esponente di Giunta “un restyling della lr 29 del 2005, in attesa della nuova norma completa sul commercio che potrà vedere la luce solo nella prossima legislatura”. Si tratta dell’introduzione della definizione di home food e home restaurant: “Indichiamo soltanto le fattispecie, non le normiamo ancora”, ha precisato Bini. Ma secondo Bolzonello “sarebbe meglio aspettare, perché se già lo definiamo è chiaro che si va verso un riconoscimento dell’home restaurant, una legittimazione che potrebbe creare problemi a chi fa attività di ristorazione e ogni giorno è alle prese con i costi della struttura e dei dipendenti”.
Più ottimista Franco Mattiussi (Forza Italia): “Sull’home restaurant dovrà esserci un regolamento che inquadri gli obblighi di chi va a preparare pranzi e cene a domicilio. Ma sarebbe sbagliato proibire”. Il consigliere forzista peraltro apprezza molto il ddl “che sostiene i privati, sburocratizzando, e solleva da molte incombenze anche i Comuni” e ne auspica il rapido passaggio in Aula.
Il ddl si occupa di molti altri argomenti, “con tre pilastri politici”, come ha detto ancora Bini: “Il primo è la semplificazione e l’ammodernamento del corpus normativo, il secondo l’abrogazione di norme superate da leggi nazionali o comunitarie, il terzo lo snellimento delle procedure per i Comuni che potranno gestire autonomamente le loro aree pubbliche commerciali con maggiore tranquillità”.
Tra i provvedimenti specifici, ricordiamo l’eliminazione della doppia documentazione da presentare a Comune e Camera di Commercio, la semplificazione nell’utilizzo dell’e-commerce, la cancellazione dell’obbligo di Scia per spacci e mense aziendali, la sburocratizzazione urbanistica per chi vuole aprire esercizi di vicinato, la cancellazione dell’obbligo di comunicazioni per i distributori automatici di alimenti e bibite.
Per quanto riguarda il commercio su aree pubbliche, il ddl prevede di valorizzare l’esperienza degli operatori, con punteggi
premiali anche per chi mette in vendita prodotti locali. I Comuni potranno poi regolamentare più agilmente la sosta delle attività in forma itinerante. “Molte delle norme – ha specificato ancora l’assessore alle Attività produttive – sono state richieste in modo puntuale dalle associazioni di categoria, al termine di un’efficace concertazione”. E la legge non richiederà regolamenti attuativi: una volta approvata, entrerà subito in vigore.
Di “buon punto di partenza” ha parlato Mauro Capozzella, capogruppo del M5S, che ha però osservato come “la burocrazia rimanga un collo di bottiglia per le pubbliche amministrazioni, come è stato detto anche durante una recente riunione del Consiglio delle autonomie locali”. Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha invece chiesto chiarimenti sui bandi per il commercio in aree pubbliche. “I Comuni che devono fare una nuova gara – gli è stato risposto dagli uffici – potranno attenersi ai criteri della legge regionale”.
Specificazioni su vendita sottocosto, somministrazione nelle fiere, vendita di superalcolici, nonché sulla definizione di “media struttura commerciale”, sono state richieste ancora da Sergo.
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