Politica
Cara Provincia, ci sei mancata…
Aver cancellato le Province è stato un errore che non ha portato a risparmi significativi
UDINE – In questi giorni si fa un gran parlare della volontà della giunta regionale guidata da Massimiliano Fedriga di reintrodurre le Province come ente di area vasta elettivo. Una realtà rimasta operativa fino al 2018, cancellata con un colpo di spugna dall’allora governatrice Debora Serracchiani in nome della spending review. Oggi la maggioranza al governo del Fvg ha annunciato che a gennaio sarà portato in Aula il disegno di legge per il ritorno alle Province, che saranno elettive (per dare il via a quest’ultimo passaggio, però, servirà l’ok del governo). Decisione non condivisa dalle opposizioni, che senza tanti giri di parole hanno denunciato il rischio di dar vita a un nuovo poltronificio.
Scaramucce partitiche a parte, in questi quattro anni la mancanza delle Province si è sentita e come, specialmente sul territorio friulano. Le ragioni sono diverse: politiche, amministrative, gestionali, territoriali. L’ente di area vasta era utile per i cittadini, era funzionale per la gestione di alcuni comparti come la viabilità e l’edilizia scolastica, e soprattutto era una “palestra” per molti amministratori alle prime armi. Dai banchi di palazzo Belgrado sono passati quasi tutti i politici che, negli anni a venire, hanno amministrato i Comuni o la Regione, sia nel centrosinistra sia nel centrodestra. A cominciare da Debora Serracchiani per proseguire con Renato Carlantoni, da Francesco Martines a Cristiano Shaurli, da Piero Mauro Zanin a Franco Costantini, da Riccardo Riccardi a Fabio Marchetti, da Giordano Menis a Erica Gonano (solo per citarne alcuni). Un luogo di confronto, a volte senza esclusione di colpi, che consentiva alla classe politica di farsi le ossa, evitando così di arrivare, senza troppa preparazione amministrativa, in consiglio regionale o addirittura in Parlamento.
La Provincia di Udine aveva un ruolo anche dal punto di vista territoriale, in quanto esprimeva il valore del Friuli e della sua identità. Un caposaldo della friulanità che il Comune di Udine fatica a essere, e non tanto per incapacità, piuttosto per dimensione ridotta dei suoi confini. Da Tarvisio a Lignano passando per Rigolato, la Provincia ha sempre espresso persone capaci di rappresentare al meglio i propri territori di provenienza. Ultimo ma non ultimo, c’è la questione delle competenze, come quella legato all’edilizia scolastica o alla viabilità, che né i Comuni, né la Regione, dopo la cancellazione delle Province, sono state in grado di portare avanti. E non a caso è stato creato il contenitore Edr per farlo. Ma le Province era anche sostegno alle comunità più periferiche (ricordate il fondo montagna?), appoggio a diverse iniziative sociali e culturali, e molto altro. Certo, non era tutto rose e fiori, ma certamente questi enti svolgevano un ruolo importante sul territorio.
Tutto questo per dire che aver cancellato le Province è stato un errore, che non ha portato a risparmi significativi, che ha finito per disorientare i cittadini svilendo la storia di un’istituzione che ha sempre avuto una sua dignità e una sua importanza. Quindi ben venga il ritorno di questi enti di area vasta, e pure con l’elezione diretta dei consiglieri. A giovarne non sarà solo la rappresentatività del territorio, ma soprattutto la classe politica, che negli ultimi anni è arrivata nei posti di potere senza gavetta, con scarsa preparazione, e con troppa ambizione di cambiare le cose (senza, tra l’altro, riuscirci). Cara Provincia, ci sei mancata…
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