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Ex Safau, il candidato De Toni presenta la sua proposta di recupero

Appuntamento sabato 4 febbraio alle 10 nella Sala del Consiglio di palazzo Antonini

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UDINE – C’è chi ne ha fatto parte “dall’interno”, lavorandoci per anni. C’è chi, invece, ha vissuto i racconti, le trasformazioni, le storie o vedeva correre in bicicletta decine di tute blu. E c’è chi, infine, sa solo che “un tempo”, in quell’area sorgeva la più importante industria di Udine, come ricorda ancora quell’alto “camino” che svetta sulla città. Dell’area (ormai ex) Safau, e del suo forno Martin Siemens, unico esempio di archeologia industriale rimasto ormai in Italia, si parla da molto, forse troppo tempo, sebbene per gli udinesi rappresenti molto più che un’area dismessa. Un luogo, che va da via Milazzo a via Catalafimi e a via Lumignacco, dove le speranze per la rinascitadi una “nuova Udine” hanno per anni lasciato lo spazio alla nostalgia.

Ed è proprio con la volontà di riaccendere quelle speranze che sabato 4 febbraio alle 10 nella Sala del Consiglio a palazzo Antonini (piazza Patriarcato) a Udine si parlerà di Safau. E non è un caso, infatti, che per il titolo scelto per l’incontro sulla storica acciaieria udinese rientri nel calendario di iniziative chiamate “Una città da risolvere”. L’incontro, organizzato dall’intera coalizione a tridente che sostiene il candidato alternativo al centrodestra Alberto Felice De Toni alle prossime consultazioni amministrative, cercherà di riportare dunque in auge il tema della riqualificazione dell’area. Lo farà attraverso prima di tutto l’ascolto. A partire dalle storie di chi alla Safau ci ha lavorato per anni. Ad aprire la mattinata, moderata da Stefania Garlatti Costa (Patto per l’Autonomia), sarà l’introduzione di Roberto Muradore, per associazione Amîs de Safau. Alla presenza dei rappresentanti della proprietà dell’area, la Rizzani de Eccher, di vari portatori di interesse, ordini professionali ed esperti di rigenerazione urbana, si susseguiranno quindi diversi, brevi, interventi.
Interverranno quindi ex rappresentanti di Rfi, architetti, progettisti, ma anche chi si occupa di marginalità, perché quell’area non è stata, e non è tutt’ora, “abitata” solo da edifici, ma anche da persone che in quegli edifici ha trovato un tetto sotto cui ripararsi.
L’architetto Franco Almacolle, già funzionario della Sovrintendenza, si soffermerà, ad esempio, su come conservare il sito del forno dal punto di vista procedurale-burocratico per una sua valorizzazione. L’architetto Roberto Cocchi, consulente e progettista per enti pubblici, tratterà il tema de “I territori dimenticati: dalla riqualificazione alla rigenerazione urbana”, l’ingegner Francesco De Benedetto, già dirigente Rfi e Trenitalia, e l’architetto Umberto Sistarelli (entrambi Partito Democratico) parleranno invece delle modifiche al sistema ferroviario intorno a Udine. Parola poi all’architetto Alessandro Verona sul progetto, realizzato negli anni duemila e commissionato dal Comune di Udine, per lo sviluppo delle aree ferroviarie. Da edifici e infrastrutture, si diceva, alle persone. Già, perché attualmente l’intera area che racchiude in sé scalo ferroviario, ex Safau e l’ex caserma Piave, negli anni è diventata rifugio per diverse persone in marginalità sociale. E proprio di questo parlerà, infatti, il vicepresidente della Caritas di Udine, Paolo Zenarolla. Spazio anche per gli interventi dell’ingegner Gladys Lizzi dell’ordine degli ingegneri di Udine e dell’architetto Serena Pellegrino(Sinistra Italiana).

A conclusione, e prima degli spunti offerti dal pubblico presente, le riflessioni e le proposte del candidato della coalizione a tridente alternativa al centrodestra Alberto Felice De Toni a cui spetterà il compito di riaccendere le speranze per un’area che ha in sé tutte le carte in regola per diventare una “nuova Udine”.
Non poteva mancare, infine, la proiezione alla presenza degli autori del documentario sul grande stabilimento siderurgico udinese “L’acciaio dentro. Vite, fatiche e sudore accanto al camino della Safau”, realizzato lo scorso anno da Andrea Marmai e Ivano Sebastianutti. Il video, presentato per la prima volta a ottobre scorso al Centro Balducci di Zugliano, racconta un capitolo importante della storia operaia friulana, al quale è giusto rendere omaggio.

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