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Fenomeno Floramo

“Vino e Libertà” inno alla vita! L’ultimo libro di Floramo presentato da Martina Delpiccolo alla Festa degli Asparagi di Tavagnacco

Massi Boscarol

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Floramo e Delpiccolo alla Festa degli Asparagi di Tavagnacco, per Aspettando… La Notte dei Lettori

TAVAGNACCO – Floramo accattivante, Floramo ipnotico, Floramo maestro. Floramo dal quale potresti sentirti dire qualsiasi cosa e la interpreteresti come un complimento. Floramo che rappresenta il Friuli. Floramo che rappresenta più del Friuli. Floramo che vorresti alzarti la mattina e chiedergli come posso cambiare la mia vita. Floramo, la terra, le rughe, i sorrisi, gli odori, i gusti, l’anima. Floramo, osterie come cattedrali. Floramo sciamano della convivialità. Floramo astante divino. Floramo iniziato del vino. Floramo fenomeno.

Angelo Floramo, già, la sua reputazione lo precede.

Da manifesti, opuscoli e post promozionali si evince che la mattina è nella Bassa Friulana, nel pomeriggio nel Cividalese e in serata nella Destra Tagliamento o giù di lì, passando per l’Hinterland Udinese. Ma non è che per caso ha dei cloni, oppure il dono dell’ubiquità? Oppure dell’onnipresenza?! Il che, conoscendo il personaggio, neanche meraviglierebbe.

Andiamo al dunque: chi è, che cosa fa Angelo Floramo? Beh, si fa prima a dire chi non è e che cosa non fa AF. Non è un parrucchiere, non risulta faccia il dentista, non è noto che abbia brevettato alcuna formula nucleare e pare che alle cronache non sia famoso per aver vinto qualsivoglia Gran Premio di Formula 1, al momento. Per tutto il resto è contemplabile.

Per coloro che non lo conoscessero, ammesso che esistano, raccontiamo invece chi è AF. Floramo è professore, scrittore, bibliofilo, attore, storico, divulgatore, soprattutto personaggio, fenomeno – come anticipato – sopra ogni altro aggettivo. Insomma, avete capito.

Ebbene, tornando a noi, partiamo dal presupposto condiviso che non è facile avere un seguito quando proponi libri, narrazioni, cultura ma con Floramo… avete presente una rock star? Ecco. Le amministrazioni se lo contendono, ha le sue groupies come le band degli anni Settanta, e la gente – quella viene catturata, ipnotizzata e pende letteralmente dalle sue labbra, il pubblico diventa di suo possesso e si ha l’impressione che possa fargli fare qualsiasi cosa: una setta letteraria, un attimo dopo pronta a sconfinare nell’enogastronomia, che non manca una tappa di veri e propri tour di presentazione dei suoi libri, oggetto di culto. Fila per farseli autografare.

Archiviata l’introduzione surrealista, ma non vi era altra possibilità di presentarlo se non per esagerazioni, metafore, iperboli, ecco com’è andata la serata in questione.

Venue Festa degli Asparagi di Tavagnacco, comune che notoriamente investe moltissimo in cultura, all’interno della rassegna Aspettando… La Notte dei Lettori e in collaborazione con la biblioteca, il programma della serata prevede come solista naturalmente Angelo Floramo e i saluti di rito di amministrazione comunale e associazioni; dirige l’orchestra Martina Delpiccolo. In una società che sta ridefinendo i propri valori ecco che anarchico – aggettivo calibrato da lei su asparago – diventa un termine rassicurante.

Fatina Delpiccolo, direttrice della rassegna stessa (Udine, 9-10-11 giugno) si rivelerà spalla ideale dell’implacabile protagonista, capace di alternare riso e riflessione, leggerezza e profondità, lacrime ora di gioia ora di commozione.

Temi fondanti dell’opera e della presentazione il vino – l’ebbrezza che questi ti dona ancor prima di venir degustato -, la libertà, la convivialità, la pace, veri e propri valori da contrapporre, a seconda dell’autore, ad un’industria della cultura per follower da supermercato. E poi l’Europa, che ha tradito il suo destino ed è tardi per rimediare, e i grani della clessidra, tutti contati. Per tutti. Ed ancora il non accontentarsi mai del mondo ereditato in antitesi al sognare ad occhi aperti, condizione naturale – o così dovrebbe essere – dell’essere umano. 

Un libro plurisensoriale – sì – che si percepisce con tutti i sensi e si sa – quando sono riuniti i sensi – sorge spontanea anche l’anima, citando un grande del Secolo Breve. Così parte il viaggio, suddiviso in frammenti e suggestioni, verso periferie lontane alla ricerca proprio di quell’umanità minore, fulcro della poetica floramiana: tante locande, osterie, punti di ristoro che diventano tappe, case, ventre, centro del mondo. 

Odessa, Gerusalemme slava, partenza. E’ facile vincere una guerra: “vincere la pace, quello è difficile”. E solo le donne ce lo possono insegnare come si fa. Occhi umidi in platea? Ci pensa Angelo: arriva O’ sole mio, cantato in russo, ad alto tasso alcolemico e seguito dalla chiosa “e questa è la pace!” Un mattatore da cui gli addetti ai lavori vorrebbero rubare a piene mani l’arte. 

Ancora l’ospitalità – quella con la O maiuscola, che tiene banco – perchè “non si lascia nessuno fuori dalla porta quando si mangia” quando, in un’ennesima giornata uggiosa, arriva il raggio di sole che squarcia la quarta dei Santi di Ghiaccio. Scenografia perfetta, Floramo è un mago. Oppure ha grandi conoscenze fra i migliori metereologi. Oppure entrambe le variabili.

Ping-pong Angelo-Martina sfogliando distrattamente Vino e Libertà (case ed. Bottega Errante) con l’altra Praga, lo zio Duccio in Australia da dove indietro non si torna, una sbronza con Baudelaire, il quinto canto dell’Inferno alternato a fotografie di vita vissuta in cantine, bettole, cucine. Ora invece siamo a Parigi, dove fanno un corso agli anarchici sul come tenere la sigaretta in equilibrio sul labbro, così – con nonchalance, come sanno fare solo loro. Se non passi l’esame non puoi essere un vero anarchico francese! Banlieue precluse. Applausi da spellarsi le mani.

Rewind. Inizio serata. Microfono al nostro: dieci-venti-venticinque-trenta secondi, meno… e la platea ride. E quando ride è sua. Piacione pazzesco che si innamora e fa continuamente innamorare chi lo segue.

Da non friulano che iniziò lavorare in Friuli proprio nei giorni della notizia della scomparsa di Pierluigi Cappello, lo scrivente ha molto chiaro in mente quello che definirà un lutto trasversale; nel senso che erano dispiaciuti tutti (anche se il termine è riduttivo), non solamente i cosiddetti operatori culturali, ma davvero e proprio tutti: dal bibliotecario al pensionato, dal politico all’operaio, dallo studente al professore. Parlare a tutti, raggiungere tutti: qualità rara, di pochi, di pochissimi, che – con le dovute differenze del caso – è la caratteristica dei grandi personaggi, dei fenomeni. Fenomeni, come Angelo Floramo.

Angelo Floramo presenta “Vino e Libertà”

 

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