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Cronaca & Attualità

Ente Friuli nel Mondo, giovani e “turismo delle radici” tra le priorità

Appello alla Regione: “Rivedere il regolamento sulla ripartizione dei fondi tra gli enti

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UDINE – «Anche le giovani generazioni, sebbene parte integrante dal punto di vista culturale, sociale e professionale dei loro Paesi di appartenenza, sentono forte il richiamo delle radici. Specialmente se ancorato a rapporti anche economici dal Friuli verso il mondo e dal mondo verso il Friuli». In queste parole del presidente Loris Basso la sintesi della nuova missione dell’Ente Friuli nel Mondo, che ha festeggiato oggi a Udine, nel Salone del Parlamento del Castello, i suoi 70 anni di fondazione.  L’evento, anticipato di un mese rispetto alla  scadenza della tradizionale convention annuale, rievoca la proclamazione ufficiale dell’ente, avvenuta il 20 giugno 1953 nello stesso Salone. A salutare la ricorrenza l’assessore alle Autonomie locali e ai Corregionali all’estero Pierpaolo Roberti, il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni, l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato, il rettore Roberto Pinton, il presidente della Filologica Friulana Federico Vicario, la consigliera della Fondazione Friuli Francesca Venuto, il presidente di Confartigianato Fvg Graziano Tilatti e a un affollato parterre di politici (tra gli altri il deputato Emanuele Loperfido e il presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin, intervenuti sul palco, il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che ha inviato un saluto video), amministratori locali, rappresentanti del mondo economico, culturale e associativo e soprattutto dei rappresentanti di quasi cinquanta dei 140 Fogolârs Furlans attivi nel mondo, oltre agli altri sodalizi che sono intervenuti in collegamento video.

L’APPELLO ALLA REGIONE Due i messaggi forti lanciati da Basso: il primo riguarda la vitalità e la capacità di rinnovamento dell’Ente e della sua rete mondiale di corregionali, che recentemente ha visto la fondazione del più settentrionale dei Fogolârs, quello costituito a Hvolsvollur, in Islanda, e le recenti riaperture in Lussemburgo, a Londra, Pechino e Ginevra. «L’Ente – ha dichiarato Basso – è in perfetta salute e si sta espandendo, alimentato dalla nuova emigrazione, dalla mobilità internazionale dei professionisti, dei giovani laureati, dei tecnici e dei lavoratori delle imprese friulane». Da qui – e in virtù di un ruolo storico costruito in 70 anni, un’anzianità che che ne fa la prima associazione di rappresentanza dei nostri emigrati costituita a livello nazionale – l’appello per una revisione del regolamento sulla ripartizione dei fondi tra gli enti attivi a livello regionale: «Auspichiamo – questa la richiesta di Basso – un cambio di regolamento, che garantisca una più equa ripartizione dei fondi, nel rispetto della storia, dei numeri, della progettualità dell’Ente e anche dell’indotto economico garantito dai nostri Fogolârs».

RUOLO STORICO In settant’anni di storia l’Ente è stato ed è il punto di riferimento e la voce dei nostri emigranti, protagonista di un’incessante opera anche culturale, informativa, che dal 1953 a oggi lo ha visto produrre 290 trasmissioni radiofoniche, sostenere le riviste storiche dei Fogolârs e curare un suo giornale, oggi bimestrale, ormai vicino al traguardo del numero 800, gestire decine di migliaia di contatti social ogni anno, sostenere la programmazione rivolta ai friulani all’estero da parte delle emittenti locali, impegnarsi costantemente per la difesa e la valorizzazione della lingua e delle cultura friulana, avviare un progetto di digitalizzazione di tutto il suo patrimonio cartaceo, di documenti audio e video.

LA NUOVA MISSION Le recenti collaborazioni con Mitterlfest, il sostegno a Go!2025, la partnership con Promoturismo e altre realtà istituzionali, economiche e associative, con l’Università di Udine e il convitto Paolo Diacono di Cividale, i programmi di istruzione e formazione dedicati ai nostri emigrati e ai loro discendenti sono la testimonianza di una mission capace di rinnovarsi nel tempo, attenta alle ricadute  economiche, occupazionali e socio-culturali da sempre legate al rapporto con i nostri emigrati. Con lo stesso spirito Friuli nel Mondo è entrato nella rete di soggetti coinvolti nel progetto Pnrr sul Turismo delle radici, che in occasione del 70° è stato presentato ufficialmente in regione. A parlarne il responsabile nazionale del progetto, il funzionario del ministero degli Esteri Giovanni Maria De Vita, e la coordinatrice Marina Gabrieli. Ufficializzato, nell’occasione, anche il nome della referente regionale del progetto, Cristina Lambiase, docente dell’Università di Udine nonché fondatrice del Fogolâr di Pechino.

IL TURISMO DELLE RADICI «Il nostro è un progetto che vuole parlare a 80 milioni di persone. Tante, infatti, sono le persone di origine italiana che vivono nel mondo: un’Italia più grande dell’Italia». Questo, nelle parole del responsabile nazionale Giovanni Maria De Vita, il bacino potenziale del progetto sul Turismo delle Radici, che può contare su una dotazione di 20 milioni di euro per il triennio 2022-2025, di cui 4 milioni saranno gestiti direttamente a livello locale, con un fondo di 200 mila euro a sostegno di ciascun progetto regionale. Obiettivo prioritario quello di favorire un turismo lento, lontano dai grandi flussi, attento alla riscoperta del territorio, delle sue radici culturali ed identitarie, alla valorizzazione ddella produzione gastronomica ed enogastronomica. Guardando in particolare, ha spiegato De Vita, a quei potenziali “turisti delle radici” che non hanno mai avuto l’occasione di conoscere la terra d’origine dei propri padri e antenati. «Il progetto – ha spiegato ancora De Vita – vive ora una fase cruciale, la costituzione dei gruppi regionali, che si occuperanno di creare un’offerta turistica coinvolgendo le realtà del territorio, sia pubbliche che private. Lo step successivo sarà la promozione del progetto, gestita a livello nazionale, presso le nostre comunità all’estero, sia partecipando a eventi identitari sia individuando potenziali testimonial sia lanciando una massiccia campagna di informazione che partirà in autunno». Diverse le possibili azioni sul campo: la formazione di una rete di operatori turistici specializzati, l’individuazione di pacchetti e itinerari specifici, la digitalizzazione di documenti utili alle ricerche storico-familiari, la creazione di itinerari ad hoc, lo sviluppo di una piattaforma dedicata al turismo delle radici, la creazione di una rete dei musei dell’emigrazione, l’attivazione di un Passaporto delle Radici italiane.

FRIULANI NEL MONDO Tra il pubblico in sala molto vasta la rappresentanza di giovani corregionali, in particolare dal Sudamerica. Tra i saluti via video anche quello di Davide Malisan, presidente del giovanissimo Fogolâr d’Islanda, del sindaco di Ivorà, la città brasiliana dello stato di Rio Grande do Sul che in origine era stata battezzata Nuova Udine dai tanti emigranti di origine friulana. Stessa provenienza per Hector Giacomelli, giovane laureato in Storia che ha ereditato dal bisnonno l’amore per il Friuli e la passione per il friulano. Il friulano e la sua diffusione nella zona di Ivorà e Santa Maria sono stati anche il tema della tesi di laurea di Hector, presente oggi in Castello. A Udine per la convention, assieme alla madre Carla Rossi, anche Giancarlo Colabelli, 29 anni, presidente del Fogolâr più meridionale del Mondo, quello fondato 51 anni fa a Esquel, nella Patagonia argentina.

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