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E rock star fu!

Carmen Consoli: successo ad Onde Mediterranee. Con lei sul palco Marina Rei

Massi Boscarol

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foto: ©Angelo Salvin

GRADISCA D’ISONZO – E’ davvero impresa ardua scrivere di Carmen Consoli senza adoperare il neologismo cantantessa: parole di burro in bianco e nero che descrivono amori di plastica, malcelati, traditi, finiti male, iniziati peggio, finiti ancora. Certo è che l’eroina siciliana, da Catania (con tre C), a distanza di trent’anni non ha perso né lo spirito degli esordi né tanto meno il pubblico.

Le prime tre si diceva, poi Fiori d’arancio, una summa del suo stile con un perfetto connubio musica e parole. Siparietto cuochessa: la caponata. Melanzane che prima le si devono scaricare il veleno, peperoni, soffritti innanzi e a parte e la cosa più difficile che è l’agrodolce, con il quale puoi rovinare tutto perchè può essere o troppo dolce o troppo aceto, così come le canzoni, così come le serate, così come la vita.

Insomma, la rassegna più itinerante della regione riapproda in quel di Gradisca dove la proposta cantautorato + incontri con gli autori + le cose che fa e farà Giulio (Regeni) pare abbiano trovato un habitat ideale con lo sfondo del castello e le meravigliosi corti del centro storico.

Voleva fare la rock star, Carmen. E rock star fu! Analogo per Marina Rei (con quattro R), ma forse più la funk star: percussionista straordinaria, ritmica nel sangue on drums, compagna di viaggio perfetta, anche lei per niente stanca e alle prese con curiosi aneddoti di esperienze enologiche nostrane dove la ribolla gialla è a temperatura sbagliata tanto quanto l’acqua minerale. Siparietto che si protrae ad ogni accordatura.

Besame Giuda, besame mucho, geisha fino all’ultimo e sempre donna che parla al di là di questi anni. Poi tematiche sociali, la violenza sui minori, l’amore incondizionato per la Sicilia, i testi squisitamente femminili, a volte corrosivi, mai autoindulgenti.

Nel 2001 esce un film che è l’affresco ideale di una generazione perduta senza essere maledetta: i trentenni italiani schiacciati da un passato magniloquente e da un futuro precario, soprattutto nei rapporti interpersonali vengono interpretati da attori iconici della generazione medesima. Lei, all’apice della maturità artistica, suggella il tutto con una canzone strepitosa: l’Ultimo bacio.

Ennesimo cambio di chitarra, un paio di brani cantati in duetto e finalmente eccolo che arriva, dal parterre – il “cantantessa!” – con tanto di campionato del mondo di lancio del cd. Ci stava bene anche “Gradisca”, rispose lei, con citazione di felliniana memoria.

Sì, perchè a Gradisca ti chiedono tutti cemût, a conclusione. Confusa e felice, replica lei, con immancabile firma.

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