Cronaca & Attualità
Nasce il comitato per il no al finanziamento pubblico del nuovo Carnera
Salmeriste: “Sono scomparsi gli interessi dei cittadini udinesi, di quelli che avrebbero bisogno di un sostegno economico per resistere al difficile momento economico e sociale”
UDINE – «L’incontro in sala Ajace per illustrare il progetto del cosiddetto “Palasport 4.0”, che ha visto riuniti tutti i protagonisti della casta politica, ha rafforzato i nostri timori circa l’opacità del programma delineato. Tutti i relatori (il presidente dell’Apu Alessandro Pedone, il deputato Walter Rizzetto, il presidente e il vice-presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga e Mario Anzil, il ministro dello sport Andrea Abodi) hanno parlato del “Pala Carnera 4.0” presentandolo come un “sogno” da realizzare. Peccato che l’affollata platea della sala e i numerosi giornalisti in sala, non abbiano avuto il tempo, a conclusione degli interventi, di fare una sola domanda rispetto a un progetto di tale portata e così carico di conseguenze economiche e sociali. Già questo la dice lunga sulla metodologia seguita». A dirlo è Stefano Salmè, presidente lista “Liberi Elettori- Io Amo Udine”.
«Come abbiamo ribadito più volte durante la campagna elettorale – aggiunge il consigliere comunale – la lista “Liberi Elettori- Io Amo Udine” è contraria a investire 15 milioni di euro pubblici in un’opera definita di “project financing”, dove si “socializza l’investimento ma si privatizzano i futuri utili”. Un’operazione, quella annunciata sui giornali, che potremmo definire di “economia creativa” dove, i soci privati, riescono, con gli applausi unanimi della casta politica, a farsi affidare per cinque decenni il nuovo palazzetto e nel contempo ottenere una variante al Piano regolatore della città tale da consentire di realizzare a fianco della nuova opera, anche un’area wellness da 2 mila metri quadrati e un hotel da 150 camere. Come se tutto questo non bastasse, l’opera, ricordiamolo, realizzata al 50% con denaro pubblico, verrebbe realizzata, con ogni probabilità, dalla ditta di costruzioni del socio del presidente dell’Apu. L’alternativa c’è e l’avevamo già esposta in campagna elettorale: basterebbe utilizzare il modello della convenzione tra Comune di Udine e Udinese calcio per il nuovo stadio dove, a fronte di un investimento interamente sostenuto dal socio privato, la famiglia Pozzo ha potuto ottenere una concessione lunga di novantanove anni».
«In tutto questo contesto – prosegue Salmeriste – sono letteralmente scomparsi gli interessi dei cittadini udinesi, di quelli che avrebbero bisogno di un sostegno economico per resistere al difficile momento economico e sociale, delle categorie economiche interessate alle conseguenze del progetto, (albergatori, piccole imprese etc.) ed è scomparsa la vera politica, quella che si assume la responsabilità di tutelare l’intera collettività e non solo di sodisfare le sia pur legittime ambizioni di ristrette oligarchie economiche. Se le ragioni che intendiamo tutelare non saranno ascoltate nel consiglio comunale di Udine, la lista “Liberi Elettori-Io Amo Udine” sarà pronta a raccogliere le firme per un referendum cittadino sulla futura convenzione che regolerà i rapporti tra Comune e APU, dove l’elettore si troverà una scelta chiara, da una parte “l’interesse generale”, dall’altra “l’interesse di un oligopolio”. Per tutte queste ragioni – chiude Salmeriste – si è costituito il primo nucleo del “Comitato referendario per il No al finanziamento pubblico del Palasport 4.0”».
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