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Amazonian piano man: delirio Amaro

Il pianista brasiliano, astro nascente del jazz mondiale, chiude l’edizione dei record di San Vito Jazz

Massi Boscarol

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Amaro Freitas (© Luca Valenta/Phocus Agency)
Amaro Freitas (© Luca Valenta/Phocus Agency)

SAN VITO AL TAGLIAMENTO – L’edizione della maggiore età, la diciottesima, quella dei record, si conclude con un astro nascente del jazz internazionale. San Vito Jazz 2024, con gran soddisfazione del sindaco Alberto Bernava e del direttore artistico, cala il sipario con una performance di quelle che attacchi il biglietto al frigorifero per ricordarti di quanto possa essere bella la vita anche nei momenti meno sorridenti. 

Diciamo jazz ma nella musica di Amaro Freitas si trova di tutto – come da introduzione di Flavio Massarutto, statistiche, percentuali, ringraziamenti, soddisfazione, varie ed eventuali alla mano – un po’ come la biodiversità della foresta amazzonica della quale il pianista di Recife si erge a paladino non certo da ieri, ma in particolar modo nel suo ultimo lavoro discografico: impro tipicamente jazz, ritmiche africane, atmosfere da Blue Note, elettronica sofisticata, strumenti primordiali e soprattutto materiali naturali che in quanto tali producono suono, sono suono.

Loop su memorie Tangerine Dream ed accordi ancestrali, che a differenza dei corrieri cosmici non partono dal pianeta con spirali che mirano allo Zenit ma muoiono dopo poco, in dissolvenza, in un eterno rigenerarsi nel polmone del mondo dove più che mai tutto si trasforma nella mani dell’amazonian piano man.

Fa capolino anche John Coltrane, ma la scaletta rimarrà fedele ad un pianoforte utilizzato su vasta scala come strumento percussivo per la preoccupazione – decisamente fondata – di Mr. Steinway & Sons, Lorenzo Cerneaz (concessionario esclusivo FVG), che verrà ringraziato pubblicamente a fine esibizione dallo stesso AF per l’impeccabile professionalità e… la pazienza! Già, perchè il nuovissimo gran coda verrà torturato con adesivi, pinzette, oggetti vari attaccati qua e là per ottenere rudimentali quanto efficaci effetti sonori per tutta la durata della performance.

E la foresta tropicale atomica si prepara – prima dei bis dedicati a Jobim – al sipario suggellato dal na-na-na chiesto dal nostro al suo pubblico ed ottenuto a gran voce, che diventerà poi un solo naaa, catartico e primordiale alla ricerca di una nuova famiglia musicale da traghettare nel prossimo futuro antico. Nella giornata in cui il mondo intero saluta uno dei più grandi interpreti della storia del piano classico – Maurizio Pollini – nel comune della Destra Tagliamento con le ville più eleganti si applaude ad un altro pianoforte, tanto agli antipodi quanto elevato e di buon auspicio. Perchè la vita e la musica vanno avanti. Appuntamento al 2025!

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