Eventi & Cultura
“Seminiamo per le nuove generazioni!” Folkest, 46esima edizione
Udine ha ospitato la presentazione della 46ª edizione di Folkest, uno dei più importanti festival folk europei. Con 66 eventi tra Friuli e Austria, celebra la musica popolare e promuove la formazione dei giovani. Tra gli artisti principali ci sono i Calexico e Andy Irvine. Del Favero: «Formazione, sociale, giovani e naturalmente tanta tanta musica!»
UDINE – Suggestioni neoclassiche, colonnato dorico, il pavone simbolo di rinascita, cielo limpido, trionfo di fiori, cornucopie, magniloquenza apollinea. E’ accolta così, nella meravigliosa sala degli specchi di Palazzo Antonini Stringher ora sede della Fondazione Friuli, la presentazione della quarantaseiesima edizione di uno dei festival folk più importanti (e longevi) d’Europa: Folkest. 1979: siamo in piena era degli anni di piombo, Pertini è il nostro presidente, mancano dieci anni al crollo del muro di Berlino, a pochi km c’è la Jugoslavia con la cortina di ferro e loro sono già lì, a promuovere la musica Popolare, e non si usa la P maiuscola a caso. Chissà se incontrando Andrea Del Favero e soci, e dicendo loro – tra quasi mezzo secolo sarete ancora qui ad organizzare i più belli concerti del FVG! – come si sarebbero messi a ridere. Ma è andata proprio così!
Nell’angolo della sala un manifesto in primo piano narra l’orgoglio di tanti anni di successi con la dicitura di alcuni nomi e cognomi: Bob Dylan, Branduardi, Stivell, Joe Cocker, Jethro Tull, Loreena McKennitt, Joan Baez, Mark Knopfler, Mike Oldfield. Un tanto per far capire – a chi si approcciasse ad essa per la prima volta – il valore della rassegna. E così, elenco di grandi artisti in un angolo, per tutta la conferenza stampa i big di quest’anno (e ce ne sono, i Calexico su tutti, venue castello di Udine) non verranno nemmeno nominati. Perchè è proprio questo lo spirito del festival: folk, nell’accezione più alta e nobile del termine e soprattutto perché, come chiunque abbia partecipato ad un’esibizione live delle passate edizioni sa, l’anima di Folkest si respira soprattutto nei luoghi più piccoli, familiari, intimi, insomma… popolari.
Il patron scatenato, da i numeri: 66 proposte musicali tra FVG ed Austria, 31 gruppi nelle 3 giornate centrali in quel di San Daniele del Friuli suddivisi su altrettanti palchi: 28 comuni toccati dalla rassegna con focus sul castello di Ragogna. Ed ancora la “rivoluzione” che va avanti dal ‘22, con il festival che guarda al futuro in direzione formazione professionale, soprattutto per i giovani con seminari, clinic, incontri, premi, showcase, dritte. Il legame con le altre culture, con tutte le culture, perchè Folkest è di tutti, soprattutto di quei comuni che non passano mai all’onore delle cronache.
Carrellata di ospiti, amici, collaboratori. Folkest ed il sociale con la Cooperativa Itaca, la fattoria didattica, la Cantina Tavagnacco. Siparietto tra quelli della “vecchia guardia”. ADF – quest’anno niente rinfresco, i soldi li mettiamo in beneficenza, in musina – spiegando la causa che accompagnerà tutta la manifestazione. E allora che cosa ci sono venuto a fare! – Rocco Burtone, intervento sdada (come lo definirebbe lui stesso) per l’ilarità del parterre. Folkest è soprattutto amicizia, ironia, star bene assieme.
Vanni Floreani, uno che nel ‘79 c’era e c’è ora, più che mai: testimonianza di costruzione di momenti di condivisione che proseguirà con il Festival del Canto Spontaneo. San Daniele si diceva: non solo musica, perchè si impara anche a ballare folk, e spazio anche ai dj-set – non quelli dove ci si va a rintronare e che non piacciono a noi boomer! (cit ADF) – ma quelli prodotti con campionamenti, dove il reggae sposa il liscio emiliano. Folkest è anche affrontare la musica commerciale in modo divertente.
Ma qualche nome bisognerà pur farlo: dopo i già citati big di quest’anno, ecco Sir Oliver Skardy, The Black Sorrows e soprattutto Andy Irvine, sorta di dio in terra della musica irlandese; il bouzouki greco lo introdusse lui decenni fa: cambiò per sempre la storia della musica irish!
Speciale Premio Alberto Cesa per artisti emergenti: 140 iscritti da tutta Italia con selezioni che porteranno 6 finalisti. E quest’anno si alza l’asticella: la sfida è scrivere un pezzo su una poesia di Federico Tavan, il più grande poeta friulano (cit. Morganti, che ne sta curando la produzione e la promozione) e di farlo così conoscere anche fuori regione data la sua straordinaria capacità di scrivere per immagini. Fare due passi indietro per poi farne uno in avanti: Folkest è sopra ogni cosa semina verso le nuove generazioni.
Aneddoto conclusivo di Del Favero: un gruppo della Bielorussia, ospite della rassegna qualche anno fa, per il solo fatto di aver detto di non esser d’accordo con le politiche del presidente della nazione è finito in blocco in galera. Folkest assieme agli altri circuiti folk europei ha raccolto dei fondi, riuscendo a pagargli gli avvocati. Ora queste persone sono di nuovo in libertà. C’è una vena – comprensibile e doverosa – di commozione nella sala. Folkest, da queste parti non si molla mai!
Programma completo su Folkest 2024, dal 13 giugno al 17 agosto
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