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Musica

All’inizio fu il groove: Nile Rodgers, una serata memorabile con il Re Mida della dance

Un’ora e mezza di successi strepitosi per l’evento più atteso dell’estate FVG

Massi Boscarol

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Nile Rodgers, serta memorabile a Villa Manin. Foto: ©Simone Di Luca

VILLA MANINChic… Chic! Chic Chic! Villa Manin di Passariano di Codroipo, mese di luglio, esterno notte, ore ventuno. Segue un qualcosa di simile ad un boato. Chic… Chic! Incredulità. Ma già comincia?! ci si interroga nel parterre di un paese non propriamente abituato alla puntualità, che nella fattispecie spacca il secondo. Un attimo dopo, un frazione di secondo, il pubblico è in piedi, in tanti arrivano di corsa dall’aperitivo pre, alcuni sono ancora in fila alla cassa, per non sedersi più (o mai) fino alla fine dell’esibizione. Un’ora e mezza senza soluzione di continuità di hits da prima-in-classifica ed una sola inesorabile considerazione: non si può non ballare!

E’ questa la cartolina che ci restituisce il concerto di Nile Rodgers per una delle due uniche tappe italiane del suo tour (l’altra ad Umbria Jazz!). Dicevamo una scaletta da best of all’apparenza ma che poi se vai ad approfondire – basta leggermente – capisci come la sua cinquantennale carriera sia tutta un best of. 

Mezzo secolo di groove, si diceva, parola magica che non ha traduzioni plausibili ma che devi sentire dentro, nella pancia, sulla spina dorsale, nei piedi che non possono non battere il tempo. Dagli Chic, iconica band della disco music, che ne ha tracciato i parametri, alle produzioni, alle tracce create da nuovi artisti campionando i suoi inimitabili riff di chitarra.

Re Mida della ritmica, fedele a sé stesso ma in perenna evoluzione, classico eppure in linea con i tempi che per forza di cose sono cambiati, NR si muove sul palco con sicurezza, ritmo e carisma di un pugno di altri artisti sul globo terracqueo. In tenuta totally white, il sound della sua chitarra (unitamente al giro di basso, che ne fa da contrappeso) ti cattura nelle viscere trasformandoti volente o nolente in quello che alla fine dei 70s si sarebbe definito un travoltino. Per i più giovani cercare sul vocabolario, se esiste ancora. Se esiste ancora il vocabolario.

C’è una costante nella carriera del nostro: ad un certo momento un artista o una band in crisi compositiva o decisa a fare un salto di qualità lo chiama per affidargli il proprio rilancio. Che puntualmente avviene. Per ulteriori info citofonare Duran Duran, Madonna, David Bowie, Daft Punk, Diana Ross. Segue lista chilometrica. Ora ditemi in quale concerto si può ascoltare nella stessa scaletta brani quali Notorious, Like a Virgin, Get Lucky, Let’s dance, Lost in Music. Tutti cantati a squarciagola dai circa cinquemila presenti.

Il doge della dance ha fatto scuola anche negli anni venturi, si accennava. I campionamenti delle sue produzioni, saccheggiati da giovani artisti che da lì sono partiti per creare altre hits. L’esempio più classico è Lady – neanche a dirlo applauditissima – che i francesi Mojo estrassero da Soup for One proprio degli Chic e che il protagonista della notte in villa riproporrà entrambe in un mix riuscitissimo quasi a voler sottolineare con naturale nonchalance chi sia il Maestro.

Il dialogo con il pubblico, la voglia di stare ancora e sempre sul palco, le statue della residenza, la pioggia clemente sin alle ultime note di Good Times, vero e proprio manifesto della sua vita. Fotografie indelebili sviluppate nell’anima di ciascuno dei presenti per la più classica delle serate da io c’ero! E che il groove ci accompagni, sempre.

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