Economia & Lavoro
Gianluigi D’Orlandi: “Carne di selvaggina: un’opportunità per il Friuli-Venezia Giulia”
Gianluigi D’Orlandi e Confagricoltura Fvg lanciano una nuova filiera per trasformare la gestione della fauna selvatica in opportunità
Confagricoltura Fvg ha recentemente lanciato una nuova iniziativa che potrebbe rivoluzionare la gestione della fauna selvatica in Friuli-Venezia Giulia, trasformando un problema crescente in una opportunità economica sostenibile. Questa nuova filiera della carne di selvaggina, che coinvolge cacciatori, agricoltori e macelli locali, rappresenta una risposta concreta alla crescente popolazione di ungulati selvatici nella regione.
Un problema crescente e la sua soluzione
La crescita esponenziale degli ungulati selvatici come cinghiali, cervi e caprioli ha messo a dura prova l’agricoltura locale, causando danni significativi ai raccolti e mettendo in pericolo la sicurezza degli automobilisti e dei motociclisti. Per affrontare questa situazione, il presidente dell’Ente Tutela Fauna, Gianluigi D’Orlandi, ha sottolineato la necessità di strategie di gestione condivise tra cacciatori e agricoltori. “Non basta lamentarsi, bisogna cercare risposte concrete,” ha dichiarato D’Orlandi, evidenziando la volontà di trasformare il problema in un’opportunità economica.
La collaborazione tra cacciatori, agricoltori e macelli
L’iniziativa ha visto la partecipazione di Confagricoltura Fvg, che ha convocato un incontro con i direttori delle riserve per discutere la creazione di una filiera della carne di selvaggina. Questa filiera mira a gestire in modo sostenibile la popolazione di ungulati e a valorizzare la carne di selvaggina come prodotto di alta qualità. Tra le esperienze di successo che hanno ispirato questo progetto, si è citata la filiera “Selvatici e buoni” sviluppata dalla Fondazione Una, che ha tracciato una via percorribile per garantire la salubrità e la qualità della carne.
I controlli e la certificazione della carne
Un aspetto cruciale del progetto è la certificazione e il controllo della carne. Manlio Palei, direttore regionale, e il maresciallo capo Farinacci del Nas di Udine hanno illustrato le procedure di controllo rigorose a cui sono sottoposte le carni di selvaggina. Questo è fondamentale per garantire ai consumatori un prodotto non solo gustoso ma anche sicuro e di alta qualità. La visita al centro di lavorazione carni dell’azienda agricola Conti di Maniago, che ha recentemente ottenuto la certificazione necessaria, ha ulteriormente confermato l’impegno verso la qualità.
Logistica e recupero della carne
Per ottimizzare la gestione logistica e il recupero delle carni di ungulati, è stato creato un punto di raccolta a Manzano. Questo centro, situato in località Soleschiano, è aperto tutti i martedì pomeriggio e potrebbe essere spostato al lunedì per migliorare il servizio ai cacciatori. Inoltre, la Friulcarni di Basiliano si è dimostrata disponibile a recuperare e pagare per gli ungulati cacciati, risolvendo così le difficoltà logistiche legate alla distanza.
I benefici della carne di selvaggina
Cristian Battilana, contitolare della Friulcarni, ha sottolineato l’interesse del mercato per la carne di selvaggina, apprezzata per il suo basso contenuto di grassi e l’alta concentrazione di acidi grassi Omega 3, proteine e minerali come ferro e zinco. La creazione di una filiera di carne di ungulati “Made in Fvg” rappresenta un passo significativo verso la valorizzazione di questo prodotto nel mercato locale e regionale.
La carne di selvaggina nei menù agrituristici
Infine, Giorgio Zaglia, titolare dell’omonimo agriturismo di Precenicco, ha proposto di inserire la carne di selvaggina nei menù delle strutture agrituristiche. Questo non solo aumenterebbe la visibilità e la conoscenza del prodotto tra i turisti, ma contribuirebbe anche a promuovere prodotti agricoli di qualità come parte dell’offerta gastronomica regionale.
La nuova filiera della carne di selvaggina rappresenta una sinergia vincente tra agricoltura, caccia e commercio, offrendo una risposta concreta e sostenibile a un problema ambientale e trasformandolo in una risorsa preziosa per il Friuli-Venezia Giulia.
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