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Musica

Il futuro è un arte plurisensoriale! Lo straordinario successo di Musica per il Naso

Evento impareggiabile all’interno della rassegna Nei suoni dei luoghi con il maestro profumiere Lorenzo Dante Ferro, il Quartetto Chagall e Valentina Danelon

Massi Boscarol

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Musica per il naso a Nei suoni dei luoghi ©Lorenzo Dante Ferro

Campolongo Tapogliano – “Dopo quest’esperienza vivrete cinque giorni in più!” E’ la promessa, senza sorta di dubbio o ripensamento, griffata Lorenzo Dante Ferro – maestro profumiere di fama internazionale – per introdurre la performance (ma esperienza è davvero il termine più indicato) di Alchimie di Suoni e Profumi, sottotitolo indicativo di Musica per il Naso, starring – oltre al sopracitato – il giovanissimo Quartetto Chagall e Valentina Danelon, violino.

Ora, provate ad immaginare il grande salone di una delle più suggestive ville della Bassa Friulana (nella fattispecie Villa Marcotti Chiozza), una serata equatoriale da Cayenna, le ampie finestre spalancate con malcelata supplica ad Eolo, ventagli, religioso silenzio, curiosità e l’attacco di Debussy. E da questo momento parte l’abbinamento musica-profumo, leitmotiv dell’intera serata: ecco che il pizzicato degli archi viene sorpreso dalla pesca bianca di Perlage e lo spettatore catapultato in una passeggiata mattutina dall’animo inquieto in cerca dell’illuminazione che gli cambierà la vita, ritemprato dallo spirito sparkling del prezioso flacone. 

Se la prima parte del live è giocata su profumi evocativi ecco la magia del tè nero Darjeeling (lo champagne dei tè!) che spruzzato anche questo a profusione all’altezza dei ventilatori rapisce sulle armonie minimaliste di Philip Glass in direzione meditativa. Ora la passeggiata inquieta si ferma ad ammirare il vuoto, condizione dello spirito prima ancora che luogo fisico e qui si rispecchia e si ammira.

Vivaldiano, potremmo definire il terzo movimento, dove Venezia sta per capitale di balsami, aromi, esalazioni. E’ il momento del classico, del riconoscimento immediato, del senza tempo: La primavera di Vivaldi sposa la regina dei fiori, la rosa. Il rosa antico di Venezia, Casanova, l’arte della seduzione, la carnosità, la forza, ma anche la fragilità dei suoi petali: Alain Delon che va ad aspettare Romy Schneider all’aeroporto di Parigi con un mazzo di rose rosse in mano che “non sapevo nemmeno come tenere!”

E poi inverno, intimo, un’altra stagione dell’anima, la nota talcata che rimanda alla prima infanzia, dove acidità è sinonimo di sicurezza primordiale. Rinascita e consapevolezza, maturità e tramonto, la certezza è scandita sempre e solo da un senso: l’olfatto.

Flashback – interno notte – mezz’ora prima – stessa location. Quando LDF seduce, incanta e divulga – eroico in giacca e con fare da assoluto viveur – sulla storia sociale, psicologica ed antropologica dei profumi, mai stucchevole o scolastico, sempre magnetico ed accattivante. Spiegherà, nell’intro, l’analogia teorica prima e pratica poi, tra il mondo della profumeria e quello della musica. Laddove la miscela è una composizione, la bilancia una sorta di spartito, le boccette con le essenze note e il m.o profumiere un vero e proprio demiurgo.  

E, proprio come la musica, che la profumeria è un’arte invisibile, e parte da un teorema inscalfibile e primordiale: la maggior parte delle decisioni, quelle che nascono dalla nostra parte animale – sempre preponderante – vengono prese proprio attraverso l’olfatto. Dalla fuga dal pericolo alla ricerca di dimensioni spirituali di benessere, ebbene sì!, è il naso signore e signori che comanda! Sta per verificarsi un’esplosione? Il naso; ci viene fame? Il naso; La pioggia nel pineto di d’Annunzio? Ancora il naso. L’uomo è vissuto da un Es, come affermava uno dei primi psicoanalisti. Del resto sempre i tedeschi – celebra il Nostro – custodiscono un aforisma del tipo “non riesco ad annusare questa persona!” quando ne nutrono dei dubbi in merito. Anche qui, la simpatia passa per l’olfatto.

Che cos’è il caffè? Non una brodaglia nera e bollente senza gusto, ma il profumo che ci fa partire la mattina. E il già citato tè?! L’analogo, più introspettivo che eccitante.

La caratteristica del mondo del profumo? E’ che non ha un suo linguaggio, ma che prende in prestito e a volte ruba parole che provengono da altri campi dello scibile umano. Questa la sua più grande magia.

Ed ancora aneddoti da tutto il mondo. Sul perchè una fragranza resista e l’altra duri il tempo di una stagione: Chanel n. 5, alzi la mano chi non ne ha mai sentito parlare. Perchè proprio lui?! Perchè è quello della mamma, della nonna, delle dive e della diva archetipica che le nostre ci hanno rappresentato, anche in casa. Ed ancora essenze in relazioni ai luoghi del mondo, antidepressivi dove il sole tramonta a metà pomeriggio, simbolici qualche parallelo più a sud. Il primo ricettario di tale Eustachio Celebrino, da Udine naturalmente su Venezia, anno di Grazia 1555, il quale annoverava tra i vari intrugli l’ “acqua di viso per donna notabile”. E sottolineate bene quel notabile. E poi Caterina de’ Medici che porta i profumi in Francia, i guanti bianchi da elevare, simbolo di aristocrazia. E il primo profumo nato a Parigi da un francese (o quasi), tale René Le Florentin.

Le ultime note, sfumature barocche, gli interpreti sul palco rapiti come quelli nel parterre, le origini, l’inconscio che sempre comanda, il mito dell’eterno ritorno, eroica vulnerabilità che indossiamo non a caso sempre di fronte allo specchio. Rito di buon auspicio, imprescindibile, eterno.

Il futuro è un’arte plurisensoriale! Musica per il naso alla Villa Marcotti Chiozza. Foto di Antonio Facchinetti

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