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Musica

Massimo Ranieri, bravura commovente

Oltre due ore di concerto ad Aquileia con il meglio del suo repertorio: grandi classici, macchiette napoletane, gag, aneddoti, battute, riflessioni. Risultato, tripla standing ovation

Massi Boscarol

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Massimo Ranieri
Massimo Ranieri durante il concerto ad Aquileia (© Katia Bonaventura)

AQUILEIA – Giacca doppiopetto bianca prima serata sabato sera mamma RAI, sorriso smagliante, umorismo coinvolgente, voce che non cede di un decibel, capacità impareggiabile di trasmettere buon umore, la basilica illuminata a cesellarne la scenografia. Spettacoli come i suoi si contano oggigiorno sulle dita di mezza mano, forse meno. Massimo Ranieri, ancora una volta nella nostra regione, ancora una volta un successo che ha del straordinario per qualità, entusiasmo, intensità.

“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” recita un passaggio de La Tempesta di Guglielmo (in amicizia!) Shakespeare: il nostro ci tiene sin da subito a sottolineare la propria formazione strehleriana: Tutti i sogni ancora in volo, celebre strofa di un’altrettanto celebre canzone che segnerà indelebilmente il suo rilancio, sarà il leitmotiv di tutto lo show che apre con una versione a dir poco perfetta de La voce del silenzio.

Ranieri che cambia sempre eppure è sempre fedele a sé stesso. A partire dalla band: niente basi, il minimo di riverbero, nessun compromesso come tanti altri colleghi della sua generazione e non. Tutto rigorosamente dal vivo, dove gli arrangiamenti jazz degli ultimi anni passano il testimone ad un’impostazione di stampo più rassicurante, sanremese se vogliamo.

“Meraviglioso!” – gli urlano dal parterre. “La canta Modugno” – replica lui. Ecco, è nel rapporto con il pubblico – genuino, spontaneo, assolutamente vero – che si riconosce la grandezza di Ranieri. E poi i suoi immancabili aneddoti, che scandiscono il ritmo della serata tra una canzone e l’altra laddove per tutto ciò che ha ancora in mente di fare (confida) gli servirebbe un armadio a sei ante nel quale stivare tutti i progetti. Vulcanico.

Giacca di pelle, camminata distrattamente abbandonata, occhi nascosti sotto il cappello, mani in tasca e bavero alzato, fischio alle stelle che nel frattempo sono uscite: è nella canzone popolare partenopea che il nostro dà il meglio. Luna Rossa, il massimo napoletano!

Mimica, movenze, agilità, coinvolgimento, gag irresistibili, confidenze. E il pubblico che canta a squarciagola Se bruciasse la città. “All’uscita troverete un banchetto con un apposito registro:” intercala il mattatore “lasciate nome, cognome, cf, ci, indirizzo, mail, iban…” prosegue per l’apprensione del parterre, intimorito che stia per arrivare una qualche raccolta per una qualche causa facendo leva su un qualche senso di colpa come va molto di moda oggidì. “Così se mi serve un coro vi chiamo tutti!” per l’ovazione liberatoria dei presenti: gli si vuole bene perchè vai a vederlo, sentirlo, ammirarlo e torni a casa di buon umore. Spensieratezza, gentilezza, cortesia, soprattutto rispetto. Mattatore, si diceva. 

Rose rosse e Massimo che si dichiara: “sono un tifoso dell’amore a prima vista, di più, un ultrà del colpo del fulmine!” Così, come vergato su pagina di diario, confida che uscendo di casa, girando l’angolo, spera sempre di trovare… l’amore! Anche a cinquantatré anni!” Segue boato di risate, segue correzione anagrafica col sorriso sulle labbra e qualche lacrima nelle prime file, tanto quanto nelle ultime. A seguire cambio d’abito (un altro grande classico) e naturalmente un consiglio in musica: pigliarsi una pastiglia per scordare il grande amore! 

Ora sale sul palco Giovani Calone, nato a Napoli nel lontano ‘51, che racconta degli esordi, della passione per le automobili (“se non avessi fatto il cantante avrei fatto il parcheggiatore!” ed è di nuovo scoppio di ilarità), e del primo nome d’arte, improbabile assai: Gianni Rock. “La gente si aspettava una sorta di Chuck Berry o di Elvis e invece arrivavo io a cantare canzoni d’amore” con la consapevolezza immediata che urgeva trovarne un altro di pseudonimo per lo show business. Ranieri, come il principe di Monaco, proposto da un suo discografico. E poi… Massimo. “Ecco, era lui. No… no… ero proprio io!” E la mano alzata, tesa, sotto il riflettore che si tende a raccogliere quanti più applausi possibili, come linfa vitale, e poi si chiude con forza, assieme alla luce, a volerseli portar via con sé, per sempre. Ranieri e il suo pubblico, Ranieri è il suo pubblico.

E dopo la carrellata di sogni, gran finale: Perdere l’amore e la magia del palcoscenico dove MR – questa volta sì – pare avere vent’anni di meno nell’interpretarla . Standing ovation finale, applausi da far male alle mani. Si torna a casa. Ma che… vuoi che Ranieri non si prenda una doppia dose di applausi?! Partono le note di Yes I know my way di Pino Daniele ed è… Tu vuò fà l’americano di Carosone, una versione s-t-r-e-p-i-t-o-s-a a dir poco! Ancora tutti in piedi, ancora applausi che consumano le mani. Finito, si torna a casa. Ma che… vuoi che Massimo non si prenda una tripla dose di bravo, bis, sei un grande, ti amiamo, etc. etc.?! Anema e core, il bis dei bis a sipario di una serata memorabile prodotta in collaborazione Assoeventi ed Azalea Promotion.

Insomma, riassumendo: Massimo Ranieri cantante, Massimo Ranieri ballerino, Massimo Ranieri presentatore, Massimo Ranieri intrattenitore, Massimo Ranieri scugnizzo, Massimo Ranieri che ti fa ridere, Massimo Ranieri che ti fa piangere. Massimo Ranieri… e tanta bravura che ti commuovi. 

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