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Bagni gender neutral al Galilei: sperimentazione e polemiche a Trieste

Il Liceo Galilei di Trieste avvia bagni gender neutral. Scelta sperimentale divide istituzioni, politica e comunità scolastica

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Bagni gender neutral
Bagni gender neutral ( © Depositphotos)

TRIESTE – Il Liceo Scientifico Galilei di Trieste ha iniziato l’anno scolastico con una novità che sta facendo discutere: quasi tutti i bagni della scuola sono stati resi “gender neutral”, senza distinzione tra maschili e femminili. Questa scelta, proposta dalla nuova dirigente scolastica Claudia Virili, si inserisce all’interno di un progetto sperimentale limitato ad un piano della sede centrale dell’istituto.

Virili ha spiegato che la decisione nasce dalla volontà di avviare un percorso di riflessione sui temi degli stereotipi di genere e delle discriminazioni, coinvolgendo non solo gli studenti, ma anche il corpo docente. Tuttavia, l’iniziativa ha già sollevato numerose polemiche, con l’Ufficio scolastico regionale e l’assessorato all’Istruzione che si sono espressi negativamente.

Un progetto sperimentale con possibili ripensamenti

La dirigente scolastica Claudia Virili, insediatasi da poco alla guida del liceo, ha chiarito che il progetto è attualmente in fase di sperimentazione. “Se le ragazze mi dicono che la soluzione non le trova a loro agio o è poco funzionale, sono pronta a fare marcia indietro”, ha affermato Virili, sottolineando l’importanza del feedback degli studenti.

La scuola, inoltre, prevede di organizzare momenti di formazione per il collegio docenti sui temi delle discriminazioni e degli stereotipi di genere, nel tentativo di aprire un dibattito interno alla comunità scolastica. Tuttavia, il progetto ha incontrato fin da subito la resistenza delle istituzioni locali.

La critica delle istituzioni: “Una scelta ridicola”

La risposta dell’Ufficio scolastico regionale del Friuli-Venezia Giulia è stata chiara e decisa. La dirigente dell’Ufficio, Daniela Beltrame, ha definito “ridicolo” coniugare la discriminazione ai servizi igienici, suggerendo invece la possibilità di introdurre un “servizio aggiuntivo con la scritta ‘per tutti’” per venire incontro alle esigenze di inclusività senza modificare la struttura esistente.

Anche l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, ha espresso la sua contrarietà, affermando che questa scelta rappresenta “una puntuale applicazione di posizioni politiche in un contesto sensibile”, che rischia di essere più utile alla propaganda che alla promozione di una vera cultura dei diritti.

Secondo l’assessore, le scuole dovrebbero concentrarsi su altre priorità educative, evitando di affrontare questioni così divisive che rischiano di minare il clima sereno all’interno delle aule.

Il sostegno del Partito Democratico: “Rispettiamo l’autonomia scolastica”

Dall’altra parte del dibattito, il Partito Democratico ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa del Galilei. La segretaria provinciale del PD, Maria Luisa Paglia, ha difeso la scelta della dirigente scolastica, chiedendo che venga rispettato “il principio di autonomia” delle istituzioni scolastiche. Paglia ha sottolineato come l’introduzione di misure come i bagni gender neutral e le carriere alias sia legittima e regolata dalle normative vigenti, che riconoscono e tutelano la libertà e l’autonomia scolastica.

Per il PD, le ingerenze politiche in temi così delicati rischiano di compromettere l’efficacia del lavoro educativo e di impoverire l’esperienza formativa degli studenti. La segretaria ha anche ricordato episodi simili avvenuti alla fine dello scorso anno scolastico, quando si sono sollevate polemiche riguardo un incontro formativo sul fenomeno delle migrazioni, criticato per motivi ideologici.

Un dibattito aperto sul futuro della scuola

La questione dei bagni gender neutral al Galilei di Trieste apre un dibattito più ampio su quali siano le priorità educative delle scuole italiane e su come affrontare il tema dell’inclusività. Da un lato, la necessità di combattere discriminazioni e stereotipi di genere, dall’altro, l’opposizione di chi vede in queste scelte un’azione politica mascherata da iniziative educative.

Il caso del Galilei rappresenta solo uno degli esempi di come le scuole siano diventate terreno di confronto su temi sociali e culturali di grande rilevanza, e di come le istituzioni, politiche e scolastiche, debbano affrontare questi temi con equilibrio e rispetto delle diverse opinioni.

Indipendentemente dall’esito della sperimentazione, ciò che emerge con chiarezza è che il futuro della scuola italiana passa anche attraverso la capacità di dialogare su temi complessi, senza rinunciare né all’autonomia educativa né al rispetto delle diverse sensibilità presenti nella società.

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