Cronaca & Attualità
Carcere di Udine: detenuto provoca incendio in cella, tre agenti intossicati
Un detenuto tenta il suicidio e dà fuoco al materasso, tre poliziotti intossicati: cresce la tensione nel carcere di Udine
UDINE – Un nuovo grave episodio di violenza ha scosso il carcere di Udine nella giornata di ieri, quando un detenuto ha tentato di autolesionarsi e successivamente ha appiccato un incendio all’interno della sua cella, mettendo in pericolo la vita dei compagni di detenzione e degli agenti di polizia penitenziaria. Tre poliziotti sono rimasti intossicati dal fumo, rendendo necessario il loro ricovero in ospedale.
Il protagonista di questa vicenda è un detenuto di origine tunisina che, secondo quanto riportato da Giovanni Altomare, segretario per il Friuli-Venezia Giulia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), ha prima tentato di tagliarsi la gola con una lama. Grazie all’intervento immediato degli agenti di polizia penitenziaria, l’uomo è stato salvato, ma poco dopo ha dato fuoco al materasso nella sua cella, scatenando il panico tra i presenti.
Tre agenti di polizia sono intervenuti per domare le fiamme e mettere in salvo i detenuti coinvolti, ma sono rimasti intossicati dal fumo. Trasportati d’urgenza al Pronto soccorso di Udine, sono stati dimessi con prognosi rispettivamente di 15 giorni per uno e 6 giorni per gli altri due.
La denuncia del SAPPE: sistema penitenziario in crisi
L’episodio accaduto nel carcere di via Spalato non è un caso isolato, ma rappresenta l’ennesima dimostrazione di una situazione critica e fuori controllo. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha commentato con durezza l’accaduto, evidenziando le gravi difficoltà in cui versa il sistema carcerario italiano.
“La tensione nelle carceri è palpabile ogni istante”, ha dichiarato Capece, sottolineando come episodi del genere siano un’offesa non solo per i lavoratori del settore, ma anche per lo Stato. Capece ha parlato di uno “scempio unico e senza appelli”, che richiama la necessità di interventi urgenti e sistematici per migliorare le condizioni di sicurezza all’interno degli istituti penitenziari italiani.
Sovraffollamento e violenza: una bomba a orologeria
Uno dei problemi più evidenti del carcere di Udine è il sovraffollamento cronico. Al 31 agosto 2024, la struttura ospitava 173 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di soli 90 posti. Questo significa che il carcere operava con una popolazione di quasi il doppio rispetto alla sua capacità.
Secondo i dati del SAPPE, tra maggio e agosto 2024, si sono verificati 44 episodi di resistenza e ingiurie contro gli agenti, oltre a una protesta collettiva con battitura delle sbarre. In questo periodo, 14 poliziotti penitenziari sono rimasti feriti in vari episodi di violenza, con prognosi che, in un caso, hanno raggiunto i 20 giorni.
La richiesta di intervento: strumenti adeguati e pene più severe
Il SAPPE ha lanciato un appello forte e chiaro alle istituzioni, sollecitando un intervento immediato da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e del Ministero della Giustizia. Il sindacato ha richiesto l’adozione di misure più severe contro i detenuti violenti, ritenendo che soggetti responsabili di azioni come quelle accadute a Udine non meritino alcun beneficio penitenziario.
Capece ha sottolineato la necessità di applicare l’art. 14 bis dell’Ordinamento Penitenziario, che prevede restrizioni severe per i detenuti considerati pericolosi. Inoltre, è fondamentale dotare il personale di strumenti adeguati per difendersi e garantire la sicurezza all’interno degli istituti.
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