Cronaca & Attualità
Ex Caffaro: la Corte Europea impone un risarcimento di 453 milioni a LivaNova
La Corte di Giustizia Europea ha confermato la responsabilità di LivaNova per i danni ambientali causati nei siti ex Caffaro
La Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza storica che impone alla multinazionale LivaNova un risarcimento di 453 milioni di euro per i danni ambientali provocati nei siti di Torviscosa, Brescia e Colleferro. La decisione riguarda le conseguenze ambientali legate alla contaminazione del sito ex Caffaro, un’area industriale al centro di numerose problematiche ambientali. La condanna giunge dopo anni di contenziosi e rappresenta una pietra miliare nella battaglia per il risanamento di queste zone.
Le responsabilità di LivaNova e la fusione con Sorin
Il caso giudiziario è approdato in Europa dopo che LivaNova, nata dalla fusione tra Cyberonics e Sorin Spa nel 2015, aveva presentato ricorso contro una precedente sentenza della Corte d’Appello italiana. Sorin era stata creata nel 2003, in seguito alla scissione di Snia, l’industria chimica considerata direttamente responsabile della contaminazione del sito di Caffaro.
Snia, che all’epoca possedeva e gestiva l’area, è stata riconosciuta come il principale colpevole del danno ambientale, ma la Corte d’Appello ha stabilito che anche Sorin, e di conseguenza LivaNova, fossero coinvolte nella responsabilità, per i danni non solo già prodotti al momento della scissione, ma anche per quelli successivi. La scissione societaria non può essere utilizzata come mezzo per evitare le responsabilità legali, soprattutto in relazione a illeciti gravi come la contaminazione ambientale.
La sentenza della Corte d’Appello e le motivazioni europee
La Corte d’Appello aveva già definito chiaramente le responsabilità di Snia e di Sorin, precisando che una società non può sottrarsi agli obblighi di risarcimento tramite una scissione. La responsabilità solidale si applica non solo ai debiti chiaramente definiti, ma anche a quelli di natura più incerta, come i costi di bonifica e i danni ambientali, che spesso emergono solo dopo anni.
Il principio stabilito dalla Corte di Giustizia Europea è semplice: permettere a un’azienda di eludere queste responsabilità attraverso operazioni societarie, come fusioni o scissioni, creerebbe un pericoloso precedente che potrebbe mettere a rischio l’ambiente e le finanze pubbliche, a discapito degli Stati e dei cittadini coinvolti.
L’impatto sui siti di Torviscosa, Brescia e Colleferro
I siti coinvolti nella sentenza sono particolarmente critici. A Torviscosa, nel cuore del Friuli-Venezia Giulia, l’area contaminata ha visto per anni la dispersione di sostanze chimiche tossiche, mettendo a rischio la salute pubblica e l’ambiente. Situazioni simili si sono verificate anche a Brescia e Colleferro, dove i danni causati da attività industriali irresponsabili hanno avuto gravi ripercussioni sull’ecosistema.
Secondo la sentenza, LivaNova dovrà pagare 453 milioni di euro per coprire i costi di risanamento ambientale. Una parte di questi fondi sarà destinata alle operazioni di bonifica che sono già in corso in alcune delle aree più colpite, come il sito ex Caffaro di Brescia.
L’avvio della bonifica: primi passi verso la riqualificazione
Le operazioni di bonifica sono già iniziate, con un progetto che prevede il risanamento e la reindustrializzazione dell’area. A febbraio 2024 è stato avviato il primo lotto di lavori, con un finanziamento di 35 milioni di euro, destinato alla messa in sicurezza del sito ex Caffaro. Questo è solo il primo passo di un piano pluriennale, che proseguirà fino al 2027.
La bonifica è stata affidata a Tech & Co s.r.l., una società lombarda specializzata nella riqualificazione e rigenerazione urbana. L’obiettivo è trasformare l’ex polo industriale Caffaro in un’area riqualificata e sostenibile, contribuendo a ridare vita a un territorio fortemente segnato dal degrado ambientale.
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