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Gorizia

Blue Moka: un caffè… da Jermann!

Il quartetto ha aperto la ventisettesima edizione del Jazz&wine of Peace Festival in una mattinata esplosiva presso la cantina di Ruttars

Massi Boscarol

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foto: i Blue Moka live alla Cantina Jermann ©Luciano Rossetti

Ruttars, Dolegna del Collio – Giornata uggiosa Collio chiama Highland scozzesi: per svegliarsi la mattina e partire imperterriti in direzione della prima delle quattro maratone all’insegna del jazz e del vino niente di meglio di un tonico, ritemprante, eccitante, tipo un buon caffè, che gli affezionati della storica manifestazione preferiscono di Moka, Blue nella fattispecie.

Il quartetto, proveniente per la maggior parte dall’Emilia, è ricordato con entusiasmo da queste parti per un memorabile concerto starring Fabrizio Bosso (con cui collaborano regolarmente) in quel di Marano Lagunare datato qualche anno fa. Amore contraccambiato come ci raccontano i protagonisti avvicinati dopo la straordinaria performance… perchè – sia chiaro! – non è assolutamente facile suonare alle undici del mattino! “Una tenuta meravigliosa, è un grande onore per noi aprire un festival che valorizza come pochi altri in Italia le eccellenze locali: questi matinée poi sono davvero inusuali quanto piacevoli e vincenti e sono davvero un plus perchè c’è la possibilità di vivere il territorio appieno fin dalla mattina e non solo con il classico concerto serale” l’entusiasmo della band.

Introducing il rodato siparietto Pierluigi Pintar & Riccardo Tomadin, vero e proprio valore aggiunto del festival, vanno in scena alcuni sketch incentrati as usual su un improbabile mondo della traduzione in inglese con this guy is a fox che ribatte a I can translate these sciocchezze, che metteranno di buon umore la platea ad orario insolito. Un altro rito: J&W che si apre alla Cantina Jermann come nelle ultime edizioni. Ai fortunati presenti a fine esibizione souvenir offerto dalla cantina medesima. Vi lasciamo indovinare di cosa si tratti.

Si parte: soul, jazz, electro, r&b in un melting pot musicale in chiave assolutamente moderna ma che strizza l’occhio ad un certo easy listening dal glorioso passato. Alberto Gurrisi, organo Hammond e gag, fa partire la prima traccia, il funk di Lotus Night, intercalando con un no usual to play jazz in the morning! I brani successivi gravitano in un immaginario collettivo sonoro tra fine ‘60 e la decade successiva, in squisito equilibrio tra storico e contemporaneo: di pregevole fattura i dialoghi tra il sax tenore di Emiliano Vernizzi e la chitarra di Michele Bianchi. Di quest’ultimo What happened?, traccia scritta nel famigerato anno di grazia 2020 – che ancora non lo abbiamo capito bene, si conviene dal palco ed in platea.

Imperturbabile il drumming di Michele Morari, autore delle due tracce a seguire, con altrettanti interventi chitarra-fiati sulle stesse note di bensoniana memoria ed inevitabile fascino evocativo.

Orecchiabili sempre, scontati mai, esplosivi quando occorre, i Blue Moka danno il meglio di sé in un classico rivisitato (alla loro maniera) degli Anni Trenta: Foggy Day, con spazzole e bassi dell’organo che si amalgamano in un’alchimia sonora di rara intensità. Qualche cd rimasto per chi volesse acquistarlo a fine concerto, ma per il quale bisognerà lottare, come anticipa con preveggenza e riuscita ilarità il frontman. Chiusura estremamente positiva – Enjoy – un messaggio in controtendenza all’interno di un’epoca tormentata, compendio smooth jaźz dove ci puoi battere le mani a tempo. Bis richiesto a forza.

“E l’altro plus” tornando alla chiacchierata con i nostri amici BM “è che con questo festival vivi lo spazio, laddove il suo essere di confine permette di catalizzare tipi di pubblico diverso (italiani, austriaci, sloveni, croati) ed eterogeneo, altro fattore che in giro è davvero difficile trovare. Per questo” concludono “suonare qui è un’esperienza personale e non solamente un’esibizione, al di là dell’accoglienza straordinaria che abbiamo ricevuto, ben oltre le aspettative!”

E nelle prossime serate, al termine delle maratone naturalmente, arrivano i big: Hamid Drake con l’omaggio ad Alice Coltrane, Anthony Joseph e Kurt Rosenwinkel. Per il programma completo consultate il sito di Controtempo.

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