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Politica

Il Friuli-Venezia Giulia tra stabilità politica e strategie globali

Il Friuli-Venezia Giulia punta su stabilità politica, alleanze globali e innovazione energetica. Fedriga propone sinergie con USA, Giappone, India e Balcani, investendo su idrogeno e nearshoring per garantire competitività e sostenibilità

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Il governatore Massimiliano Fedriga all'incontro promosso TEHA Club con il moderatore Oreste Poli

Stabilità politica e alleanze internazionali sono i pilastri su cui si fonda l’azione strategica del Friuli-Venezia Giulia. Lo ha affermato il governatore Massimiliano Fedriga durante l’evento “Oltre i confini: la visione del Friuli-Venezia Giulia per una politica internazionale strategica”, organizzato dal TEHA Club presso il Palazzo della Regione a Trieste.

Collaborazioni con Stati Uniti, Giappone, India e Medio Oriente

Fedriga ha sottolineato l’importanza di consolidare rapporti privilegiati con Stati Uniti e Giappone, senza trascurare le opportunità offerte da India e Medio Oriente, mercati cruciali per il porto di Trieste, leader nazionale per volumi di traffico. Questi scenari si sviluppano in un contesto internazionale segnato da crescenti tensioni e una forte polarizzazione geopolitica.

Nearshoring e il ruolo dei Balcani occidentali

Per tutelare le filiere produttive regionali, la Regione sta puntando sul nearshoring, ovvero la creazione di rapporti produttivi con paesi vicini. In questo quadro, i Balcani occidentali rappresentano un partner strategico, come dimostrato dall’incontro con la Regione serba della Voivodina.

L’autonomia regionale e il sistema Italia

Il governatore ha evidenziato come il Friuli-Venezia Giulia operi in sinergia con il sistema nazionale, proponendo il premierato e l’autonomia differenziata come strumenti per rafforzare la stabilità istituzionale e valorizzare il ruolo delle Regioni.

Innovazione energetica e il futuro dell’idrogeno

Fedriga ha sottolineato l’importanza di investire nell’idrogeno e nella fusione nucleare, risorse fondamentali per ridurre la dipendenza dal mercato cinese, soprattutto nel settore automobilistico. L’automotive europeo, infatti, rischia di subire le conseguenze di una transizione troppo rapida verso l’elettrico.

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