Cronaca & Attualità
Accoltellamenti in aumento: cosa sta succedendo a Trieste?
Trieste alle prese con un’escalation di violenza: accoltellamenti in crescita e sicurezza a rischio nel 2024
TRIESTE – Mancano ancora una ventina di giorni alla chiusura del 2024, ma i dati relativi agli accoltellamenti a Trieste tracciano già un profilo inquietante. Secondo un’analisi basata sulle notizie diffuse dagli organi di informazione e dalle forze dell’ordine, si registra un +28% rispetto all’anno precedente. Se nel 2023 gli episodi erano stati 14, nel corso di quest’anno si è già arrivati a 18. Un trend che vede, in media, un accoltellamento ogni 19 giorni, contro i 23 del 2023.
Nonostante l’incremento, questi atti violenti non hanno finora provocato decessi, una circostanza che molti operatori di polizia considerano il frutto di una fortuna più che di una vera prevenzione.
La cultura del coltello
Non si tratta di un fenomeno isolato: da tempo si parla di una vera e propria “cultura del coltello” radicata in alcuni ambienti della città. Secondo sindacati di polizia e forze dell’ordine, portare con sé una lama è diventata una prassi consolidata, soprattutto tra alcuni giovani stranieri. Le motivazioni che sfociano in accoltellamenti sono spesso legate a regolamenti di conti o a futili motivi, come discussioni banali o contrasti generati dall’uso di sostanze o dall’appartenenza a determinati gruppi.
Un investigatore locale ha sottolineato che sarebbe utile poter “perquisire ogni volta che si ha un sospetto”, vista la presenza così frequente di armi da taglio. A confermare questa realtà è il dato sui sequestri di coltelli, che a metà 2024 aveva già toccato quota 46 – ossia un fermo ogni 72 ore – concentrati per il 50% nell’area compresa fra piazza Goldoni, piazza Libertà e piazza Garibaldi.
L’impatto sulla percezione della sicurezza
La presenza crescente di episodi violenti ha un impatto diretto sulla percezione della sicurezza da parte dei cittadini. In molti denunciano un clima di tensione, un disagio diffuso che spinge a evitare determinati luoghi o orari. Le attività commerciali, i residenti e gli studenti fuori sede avvertono la città meno sicura rispetto a qualche anno fa. Questo sentimento è diventato un tema di dibattito politico, con la destra e la sinistra locali impegnate in una sorta di gioco di rimpallo, ma senza prendere vere iniziative incisive.
L’arrivo di nuovi agenti e le misure di contrasto
In risposta all’escalation, Regione e Comune hanno confermato la collaborazione con servizi di vigilanza privata, che affiancheranno le forze di polizia nelle strade, con un ruolo di deterrenza e presidio. Nel frattempo, il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato l’invio di decine di nuovi agenti a Trieste, a riprova di un’attenzione particolare del Viminale sulla città.
Gli effetti di questa mini task force non sono ancora misurabili, ma l’auspicio è che la presenza rafforzata delle forze dell’ordine possa ridurre l’incidenza degli accoltellamenti. Tuttavia, negli ultimi giorni si sono verificati due episodi particolarmente gravi: l’accoltellamento di due pakistani in un appartamento gestito da Ics in via d’Alviano – con il presunto responsabile arrestato dopo poche ore – e l’aggressione a un giovane afghano all’interno della Casa dello studente sloveno di via Ginnastica.
La risposta della giustizia
Sul piano giudiziario, è bene chiarire che chi ferisce con un coltello lo fa quasi sempre con la volontà di uccidere. A stabilire se un caso sia considerato tentato omicidio o lesioni aggravate intervengono diversi fattori: l’entità delle ferite, la zona del corpo colpita, la tipologia di arma utilizzata e la forza dei colpi inferti.
Se nel caso di lesioni aggravate la pena va da sei mesi a tre anni, per il tentato omicidio la giurisprudenza, consolidata anche da sentenze della Cassazione nel 2017, prevede pene molto più severe, con condanne che possono superare gli otto-dieci anni.
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