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Economia & Lavoro

Ncc in piazza a Trieste: “Il 90% delle aziende rischia la chiusura”

Settore Ncc in protesta contro il decreto che rischia di mettere in ginocchio il trasporto locale e lasciare senza assistenza le categorie più fragili

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Trasporto disabili
Trasporto disabili ( © Depositphotos)

TRIESTE – Domani, 12 dicembre, la categoria del noleggio con conducente (Ncc) del Friuli-Venezia Giulia si fermerà per protestare contro il decreto interministeriale 226. La manifestazione, indetta dall’Associazione Nazionale Imprese Trasporto Viaggiatori, si svolgerà a Trieste in Piazza Oberdan, dalle 10 alle 14.

La protesta, guidata da Luigi De Fenza, coordinatore regionale dell’associazione, mira a fermare un provvedimento che, se entrasse in vigore a gennaio 2025, rischierebbe di far chiudere fino al 90% delle aziende Ncc del Friuli-Venezia Giulia.

Il decreto e le sue conseguenze

Il decreto 226 del 26 ottobre introduce nuove regole per la compilazione del foglio di servizio elettronico obbligatorio per le aziende Ncc. Secondo gli operatori, questa misura è impraticabile e comporterebbe costi e oneri insostenibili per la maggior parte delle piccole imprese.

“Se il decreto entrerà in vigore,” spiega Luigi De Fenza, “è certo che molte aziende saranno costrette a chiudere i battenti. La situazione è critica per le imprese e per l’intero sistema di trasporto locale.”

Impatto sociale della protesta

Nel Friuli-Venezia Giulia sono presenti circa 500 aziende Ncc, che offrono servizi essenziali per la mobilità dei cittadini, inclusi quelli del terzo settore. Gli Ncc svolgono infatti un ruolo fondamentale nel trasporto di persone con esigenze specifiche, come dializzati, anziani e diversamente abili.

Il rischio principale della chiusura delle imprese è l’interruzione di questi servizi, con un impatto sociale significativo. “Chi si occuperà dei nostri cittadini più fragili se noi non ci saremo più?” è la domanda sollevata dagli operatori.

Un settore vitale per l’economia locale

Il settore Ncc in Friuli-Venezia Giulia genera un indotto economico di milioni di euro e dà lavoro a centinaia di persone. La chiusura delle aziende comporterebbe una doppia perdita: da un lato, centinaia di famiglie senza reddito; dall’altro, l’utenza privata di un servizio fondamentale per il trasporto quotidiano.

“La nostra è una mobilità essenziale,” conclude De Fenza, “e meritiamo di essere ascoltati prima che sia troppo tardi.”

Le richieste degli Ncc

Gli operatori chiedono al Ministero dei Trasporti di rivedere il decreto e trovare soluzioni condivise con la categoria.

La manifestazione di domani non è solo una protesta, ma un grido d’allarme: senza gli Ncc, molte persone rischiano di restare isolate e senza assistenza.

“Non vogliamo fermarci,” dichiarano i manifestanti, “ma dobbiamo difendere il nostro lavoro e il diritto alla mobilità per tutti i cittadini.”

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