Cronaca & Attualità
Cimitero di San Vito: «Dove sono i nostri defunti?»
Scoprono la tomba scomparsa e i resti trasferiti in una fossa comune. Indignazione e proteste in Consiglio comunale
Sono andati al cimitero di San Vito di Udine per deporre il consueto mazzo di fiori in memoria dei propri cari. Una tradizione semplice e carica di affetto, che ogni anno si ripete al fine di onorare le persone defunte. Tuttavia, al loro arrivo, la tomba non era più al suo posto. Increduli, i tre cittadini si sono messi alla ricerca di spiegazioni, scoprendo che i resti del proprio familiare erano stati esumati e trasferiti in un campo comune, senza che, a loro dire, fossero state inviate comunicazioni dirette.
L’esumazione e il trasferimento
Esumazione e trasferimento non sono eventi insoliti nella gestione ordinaria di un cimitero, soprattutto quando si tratta di campi comuni soggetti a turnazioni. A norma di legge, infatti, dopo un certo periodo di tempo, i resti inumati possono essere rimossi per fare spazio ad altre sepolture, a meno che i familiari non manifestino la volontà di procedere a una diversa sistemazione. In questo caso, però, i parenti lamentano di non essere stati avvisati in alcun modo, venendo a conoscenza solo ex post dello spostamento della salma. Per loro, la scoperta è stata non solo sconvolgente, ma anche dolorosa: un lutto nel lutto.
Le accuse di scarsa informazione
A raccontare la vicenda è la testata Messaggero Veneto, che riporta le proteste di chi si è ritrovato di fronte a una fossa comune contraddistinta da un semplice “tombino senza indicazioni”, come lo descrivono i familiari. Tra le persone coinvolte, c’è anche un’anziana di 80 anni, la quale, recatasi al cimitero, non ha più trovato la tomba del padre.
Stando alle loro dichiarazioni, la “cartellonistica e le pubblicazioni degli avvisi sono insufficienti”, poiché in altre occasioni – come durante il recente censimento – l’Amministrazione si sarebbe premurata di contattare i cittadini a domicilio, anche ripetutamente. Secondo la famiglia colpita, questo dimostra che avvisare i parenti con maggiore insistenza sarebbe stato possibile.
La posizione dell’amministrazione comunale
La giunta comunale si è difesa, sostenendo di aver rispettato i canali previsti dal Regolamento di polizia mortuaria del 2005. In particolare, l’assessora ai Servizi cimiteriali, Rosi Toffano, ha spiegato che gli avvisi di esumazione sono stati resi noti in più modi:
- Pubblicazione sull’Albo pretorio;
- Comunicazione all’ufficio del custode del cimitero;
- Inserimento di un avviso sul sito web del Comune;
- Apposizione di cartelli informativi presso il cimitero.
Tali avvisi, a detta dell’Assessora, sarebbero rimasti esposti a lungo: da maggio 2022 ad agosto 2023, con un secondo avviso nel marzo 2024. L’ente locale, infatti, non può contattare personalmente tutti i parenti dei 900 inumati nel campo comune.
Nonostante questo, Toffano ha espresso dispiacere per l’accaduto, riconoscendo il dolore provato dai familiari nel non ritrovare la sepoltura.
Indignazione e risvolti politici
A dar voce al malcontento è Raffaella Palmisciano, figlia di Giovanna Simonetti, l’anziana coinvolta nella vicenda. La Palmisciano, che è anche consigliera comunale di opposizione, ha annunciato di voler presentare un’interrogazione in Consiglio. Il caso, dunque, potrebbe approdare in sede istituzionale, aprendo un dibattito sulla necessità di rivedere le modalità di comunicazione adottate dal Comune in queste circostanze.
Per i familiari, non si tratta solo di un problema amministrativo o di scarso coordinamento: si sentono feriti dalla mancanza di tatto con cui, a loro giudizio, la vicenda è stata gestita. Il dolore più grande è pensare che i resti dei propri cari siano stati relegati in uno spazio comune “privo di dignità”, dove non c’è la possibilità di un’intima commemorazione.
Ripensare il futuro
Il caso del cimitero di San Vito di Udine non è isolato: le esumazioni e i trasferimenti delle salme rappresentano un nodo complesso nella gestione del patrimonio cimiteriale di molte località italiane. La vicenda, destinata a sollevare un dibattito ampio, pone l’attenzione su come garantire il rispetto delle normative senza trascurare la sensibilità delle persone colpite da un lutto. Forse, un approccio più empatico, che contempli comunicazioni personalizzate o un sistema di avviso più capillare, potrebbe evitare episodi simili in futuro e mantenere vivo il legame affettivo che ognuno di noi ha con chi non c’è più.
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