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Suicidio assistito: la Toscana approva, il Friuli-Venezia Giulia si divide

La Toscana vara la legge sul suicidio assistito, mentre in Friuli Venezia Giulia il dibattito resta acceso e le polemiche non mancano

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Medico tiene la mano ad un malato terminale - suicidio assistito
Medico tiene la mano ad un malato terminale ( © Depositphotos)

La Toscana diventa la prima Regione italiana a garantire tempi e modalità certi per il suicidio medicalmente assistito. Il Consiglio regionale ha approvato la legge di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni, segnando un passo avanti significativo nel diritto al fine vita.

A votare a favore sono stati Pd, M5S, Italia Viva e il gruppo Misto, mentre l’unica astensione è arrivata dalla consigliera Dem Lucia De Robertis. “Siamo grati ai consiglieri che hanno approvato questa legge di civiltà”, ha commentato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione promotrice, sottolineando come il provvedimento possa evitare lunghe attese ai pazienti in condizioni di sofferenza irreversibile.

Secondo i promotori, questa legge rappresenta un cambiamento epocale nella tutela dei diritti delle persone affette da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, colmando un vuoto normativo che per anni ha lasciato i malati e le loro famiglie in balia di lunghe attese e incertezze burocratiche.

Il Friuli-Venezia Giulia resta fermo

Mentre la Toscana avanza, il Friuli-Venezia Giulia rimane fermo. In passato, anche in questa Regione era stata presentata una proposta di legge simile, ma il Consiglio regionale l’aveva bocciata.

A riaccendere la polemica è stato Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra FVG, che ha criticato l’immobilismo del FVG: “La Regione Toscana ha dimostrato di avere il coraggio di legiferare. Il Friuli-Venezia Giulia ha perso un’occasione di civiltà”. Sulla stessa linea anche Manuela Celotti (Pd), che ha parlato di “un passo avanti di cui il FVG non ha avuto il coraggio di farsi carico”.

Secondo i critici della mancata approvazione, la decisione della maggioranza regionale tradisce le aspettative di migliaia di cittadini che avevano espresso il loro sostegno alla proposta. La questione, infatti, si inserisce in un contesto più ampio di diritti civili e autodeterminazione, un tema su cui l’Italia è ancora profondamente divisa.

Le voci dell’opposizione in FVG

Le opposizioni in Friuli-Venezia Giulia si sono espresse duramente contro la mancata approvazione della legge. Serena Pellegrino (Alleanza Verdi e Sinistra) ha ricordato che oltre 8mila cittadini avevano firmato per la proposta di legge: “Non approvarla è stato un atto di mancato rispetto nei confronti di chi si è battuto per questo diritto”.

Anche Maria Rosaria Capozzi (M5S) ha parlato di una scelta di sensibilità e progresso morale, criticando l’inerzia della Regione rispetto a un tema che riguarda la dignità delle persone. “Non è più accettabile che questioni di questa rilevanza siano rinviate all’infinito per paura di scontentare alcuni settori dell’opinione pubblica”, ha aggiunto.

Forza Italia attacca: “Una strumentalizzazione politica”

Di tutt’altro parere è la maggioranza del FVG. Il capogruppo di Forza Italia, Andrea Cabibbo, ha duramente criticato l’iniziativa toscana, accusando il Pd e il M5S di “strumentalizzare il dolore”.

“La vita è il bene più prezioso, non possiamo permettere che una parte politica la usi per forzare la mano”, ha dichiarato. Cabibbo ha poi ricordato che le Regioni non hanno competenza legislativa in materia di suicidio assistito, sottolineando che la decisione spetta al Parlamento.

Alcuni esperti di diritto hanno sottolineato come la legge toscana possa rappresentare un caso di studio, aprendo la strada a una possibile revisione delle competenze legislative regionali in materia di fine vita. Il tema resta altamente divisivo e potrebbe spingere il Parlamento ad affrontarlo con una normativa nazionale più chiara.

Un dibattito destinato a continuare

L’approvazione della legge in Toscana ha riacceso il dibattito in tutta Italia e anche in Friuli-Venezia Giulia. Mentre l’opposizione chiede un cambio di passo, la maggioranza ribadisce che il tema non è di competenza regionale.

Intanto, il Paese resta diviso su un tema delicato, che tocca la sensibilità di molti e che, con la legge toscana, potrebbe presto finire sotto la lente di ingrandimento della Corte Costituzionale. Il futuro del fine vita in Italia rimane incerto, ma una cosa è certa: il confronto su questi temi non si fermerà qui.

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