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Allarme a Udine, armi nei centri per minori stranieri

Scoperti arsenali in due centri per minori stranieri a Udine. L’assessore Roberti ringrazia le forze dell’ordine e invoca più responsabilità: la Regione valuta la revoca dei fondi in assenza di controlli e segnalazioni tempestive

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Gruppo di poliziotti di spalle
Gruppo di poliziotti di spalle (© Depositphotos)

Nel cuore di Udine, le forze dell’ordine hanno rinvenuto un vero e proprio arsenale di bastoni, mazze, coltelli e lame all’interno di strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. L’assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, ha ringraziato le forze dell’ordine per il lavoro svolto e richiamato tutte le istituzioni pubbliche a una maggiore assunzione di responsabilità.

Controlli e risultati dell’operazione interforze

Le ispezioni, disposte dalla Prefettura di Udine, hanno interessato la Casa dell’Immacolata di via Chisimaio e la Hannah House di piazzale Cella, dove i controlli sono stati innescati a seguito di episodi che hanno visto alcuni giovani migranti coinvolti in gravi reati. In totale sono stati sequestrati circa cinquanta oggetti tra bastoni, mazze e armi da taglio di varia natura.

Un campanello d’allarme per le istituzioni

Secondo l’assessore Roberti, quanto accaduto rappresenta un segnale allarmante. Da un lato, sottolinea l’importanza di verifiche rigorose sul personale e sull’organizzazione di queste strutture, dall’altro paragona la situazione a quella di genitori “assenti o inadeguati” se in una famiglia fossero trovate simili armi nella camera di un figlio.
“Non possiamo permettere che, con soldi pubblici, si alimentino contesti di illegalità” – ha sottolineato, aggiungendo che la Regione valuterà la revoca dei fondi ai Comuni per la gestione dei minori stranieri non accompagnati in mancanza di controlli puntuali e segnalazioni tempestive.

Pierpaolo Roberti, assessore regionale alle Autonomie locali, sicurezza e immigrazione

Strutture di accoglienza e responsabilità condivisa

L’obiettivo dichiarato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia è garantire che ogni struttura destinata ai minori stranieri non accompagnati risponda a standard di sicurezza e legalità adeguati. La scoperta di questi “arsenali” richiama l’urgenza di una stretta collaborazione tra forze dell’ordine, istituzioni locali e operatori sociali, per prevenire episodi di devianza e criminalità.

Implicazioni future

Questa vicenda solleva interrogativi sul modello di accoglienza in Friuli-Venezia Giulia e sulla necessità di formare adeguatamente il personale che opera nelle strutture. Gli stanziamenti regionali potrebbero essere nuovamente rivisti, introducendo meccanismi di controllo più severi per impedire l’insorgenza di focolai di illegalità. Per i minori stranieri non accompagnati, diventa imprescindibile garantire un percorso di inclusione sociale e tutela, lontano da dinamiche potenzialmente criminogene.

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