Eventi & Cultura
E’ Lentoandare, nello scrigno dell’Arrigoni
Serata da cornice perfetta nel teatro bomboniera di San Vito con il quintetto di Ermes Ghirardini. Massarutto: “viva il jazz, abbasso le armi!”

SAN VITO AL TAGLIAMENTO – In FVG, e precisamente nella Destra Tagliamento, c’è un luogo di eleganza sopraffina dentro un luogo di altrettanta classe e inserito nella rassegna tra le più riuscite del suo genere che simbolicamente ogni anno chiude l’inverno ed apre la primavera.
Così, la pagina dedicata ai musicisti di casa nostra a SVJ, quest’anno apre le preziose porte dell’ “antico teatro” al progetto del batterista Ermes Ghirardini, dal titolo quanto mai figurativo.
Lentoandare appare subito come una passeggiata al chiaro di luna levigata proprio dalle spazzole di Ermes, serata uggiosa a tratti breve chiaro di luna, la fisa di Romano Todesco che pennella delicatamente gli aristocratici palazzi della splendida cittadina, il cielo dipinto del teatro, rassicurante scrigno e privilegio di qualche pugno di eletti del jazz, della musica, delle cose belle. E’ Promenade.
“Viva il jazz, abbasso le armi!”, imperversa patron Flavio Massarutto. Il Signor Jazz è visibilmente compiaciuto al termine dell’esibizione (e deve ancora chiudere terremoto Mauro Ottolini in agenda sabato 29) e quanto mai – e come tanti di noi – sbigottito dalle notizie di geopolitica che provengono dalle stanze dei bottoni. Ma con le idee sempre chiare.
Un’accoppiata vincente, dicevamo: la grande musica in un luogo che suggestivo si leggerebbe come… riduttivo: ERT FVG e San Vito al Tagliamento per San Vito Jazz, diciannovesima edizione, che è altresì convivialità, eleganza, armonia, amicizia, un gessato con camicia a fiori che devi saperli portare; vivere scalando una marcia, anche due, assaporando Bellezza, respirando qualità della vita, via – per quanto possibile e temporaneamente – dalla pazza folla. Forse… e si sottolineano i tre puntini di sospensione introducendo il brano successivo, perchè nulla è definitivo.
Mirko Cisilino, trombone e corno francese, un volume più su che arriva ai palchi della bomboniera di Piazza del Popolo: ipnotico, leggero, sensuale loop su tende blu di cobalto cangiante. Fisarmonica ora sincopata, rullate nuvolose, arpeggi raffinati, Ghirardini è un re che guida con impercettibili occhiate i suoi fidi scudieri di pace per strade inesplorate quanto rassicuranti.
Il viaggio prosegue, ora guida Denis Biason, chitarra elettrica a tratti polverosa, che sa di altipiani ruvidi, con incontri di persone forse poco per bene, ma altrettanto affascinanti. Distorsione Hermanos, andatura claudicante, ancor più lento, è meglio.
Arrivano le onde melliflue ed eloquenti del contrabbasso di Alessandro Turchet a cullare l’ultimo paragrafo di un sabato sera incorniciato con stucchi, piante ornamentali, taccuini che si riempiono da soli, ombrelli dimenticati.
L’indolente fluire alla fine del mondo trova il definitivo cocchiere in tale Monteverdi Claudio da Cremona, che certo quivi si sarebbe trovato a proprio agio. L’amore tragico di Orfeo ed Euridice, gioco di parole Pa Pi Pa con dedica a PPP, natali a qualche km in linea d’aria: Pasolini chiama Piazzolla in direzione idroscalo, senza alcuna forma di rancore od ombra di inquietudine. Si sta bene nel parterre, ci sono sorrisi, si chiudono gli occhi, ci si lascia andare, ci si lascia portare, condurre.
C’è spazio anche per il bis, tramonto atlantico immaginifico sulle note di Hermeto Pascoal, omonimo declinato del nostro protagonista che firmerà copie dell’album allegate a buon umore al termine dell’esibizione dopo gli ultimi languidi giri di chiusura, atmosfera scazzata, non mi tocca niente e nessuno. Io vado. Lentamente.

La splendida cornice del Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento (foto: ERT)
Continua a leggere le notizie di Diario FVG e segui la nostra pagina Facebook

You must be logged in to post a comment Login