Pordenone
Lockdown e anoressia, la battaglia di Valeria: «Chiedere aiuto mi ha salvata»
Durante il lockdown Valeria Oman, giovane ginnasta di Brugnera, ha sfidato anoressia e dispercezione corporea, trovando una nuova forza.

Durante il lockdown imposto dalla pandemia, Valeria Oman, giovane ginnasta originaria di Brugnera, ha iniziato ad affrontare un disturbo psicologico chiamato dispercezione corporea. Questa condizione porta chi ne soffre a vedere il proprio corpo in maniera distorta, percependolo più grande e imperfetto rispetto alla realtà. «Ho iniziato a vedermi grassa rispetto alle mie compagne – ha raccontato Valeria –, desideravo essere perfetta come le persone che seguivo sui social».
L’inganno dei siti pro-anoressia
L’uso frequente dei social ha spinto Valeria verso contenuti pro-anoressia, che incoraggiavano comportamenti pericolosi come la restrizione alimentare estrema e il vomito autoindotto. «Ho perso inizialmente cinque chili – continua Valeria –, ma guardandomi allo specchio mi ripetevo che non bastava. Ero ossessionata dall’idea della perfezione, così ho smesso persino di mangiare carne rossa per ben quattro anni».
La svolta dopo il ricovero
La situazione di Valeria precipita con un episodio drammatico: un mancamento che la porta al ricovero presso il reparto di Pediatria di Pordenone specializzato anche nella cura dei disturbi alimentari. «Fino a quel momento non avevo davvero compreso quanto stessi male – racconta Valeria –. È stato necessario che un’altra paziente mi dicesse “siamo qui perché stiamo male” per farmi capire che avevo bisogno di aiuto».
Il valore del supporto professionale
Nel reparto di pediatria, grazie al sostegno di medici, infermieri e specialisti, Valeria inizia il suo percorso di risalita. «Durante il Covid era difficile comunicare solo con le videochiamate – sottolinea –. Avevo bisogno di presenza fisica, dialogo diretto, sostegno reale». Il ruolo del personale sanitario, guidato dal primario Dall’Amico, è stato determinante: «Grazie alla loro sensibilità ho potuto riconnettermi al mondo, uscire dalla lenta esclusione sociale causata dall’anoressia».
La forza della famiglia e dell’amore
Fondamentale è stato anche il sostegno dei genitori e del fidanzato Giuseppe Cannavale, anche lui provato da una difficile esperienza personale con il linfoma di Hodgkin. «La mia famiglia mi ha sostenuta e sopportata con grande amore – spiega Valeria –. E Giuseppe è sempre stato al mio fianco, insegnandomi a vedere il lato positivo delle cose anche nei momenti più difficili».
Rompere il silenzio attraverso la scrittura
Oggi Valeria Oman ha deciso di trasformare il suo difficile percorso in un libro per sensibilizzare sulla salute mentale e sull’importanza di rompere il silenzio intorno a disturbi come l’anoressia. «Scrivere mi ha aiutata a vedere il mondo in tutti i suoi aspetti, colori e suoni. Vorrei che la salute mentale diventasse una priorità assoluta».
Associazioni e aiuti sul territorio
Per chi soffre di disturbi alimentari e problemi di salute mentale, a Pordenone operano realtà come Adao, associazione che lavora sulla sensibilizzazione di questi temi, e il centro di salute mentale dell’Asfo, che offre servizi di diagnosi precoce e supporto qualificato
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