Pordenone
Sit-in davanti alla Stm per ricordare Daniel Tafa
Un presidio silenzioso e commosso davanti alla Stm di Maniago per ricordare il giovane Daniel, vittima di un grave incidente sul lavoro

Daniel Tafa, 22 anni, ha perso la vita in seguito a un gravissimo incidente sul lavoro avvenuto nello stabilimento Stm di Maniago. Una scheggia lo ha colpito durante il turno, spegnendo prematuramente una giovane vita. Il dramma ha profondamente colpito non solo i colleghi e l’azienda, ma l’intera comunità locale.
Un presidio carico di emozione
La mattina di martedì 25 marzo, circa trenta lavoratori si sono riuniti alle 7 davanti ai cancelli della Stm. Un sit-in silenzioso e toccante, con l’intento di ricordare Daniel e manifestare la propria vicinanza alla famiglia. Alla mobilitazione ha partecipato anche Elvin Tafa, padre della vittima, dipendente della stessa azienda in cui lavorava il figlio. Al suo fianco, il segretario generale della Uilm di Pordenone, Daniel Zaami.
Il volto di Daniel nel cuore di tutti
I colleghi hanno voluto rendere omaggio a Daniel appendendo un cartello con il suo volto. Un gesto semplice ma profondo, che ha trasformato il luogo della tragedia in un punto di memoria e riflessione. Il dolore, però, lascia spazio anche alla rabbia e alla richiesta di misure concrete per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il problema della sicurezza e del ricambio generazionale
Alcuni lavoratori hanno rilasciato dichiarazioni significative all’agenzia Ansa, rivelando un dettaglio che fa riflettere: la certificatrice della macchina coinvolta nell’incidente ha compiuto 83 anni proprio quel giorno. “Non crediamo che l’età debba essere un ostacolo – hanno detto – ma pensiamo che il rinnovamento delle tecnologie debba andare di pari passo con un ricambio generazionale in grado di portare maggiore attenzione alla sicurezza”.
Una richiesta chiara: mai più tragedie
Il presidio non è stato solo un momento di cordoglio, ma anche un grido collettivo per il diritto a lavorare in sicurezza. “Daniel non può essere morto invano” – è il pensiero comune – e ora la comunità si aspetta verifiche approfondite, interventi strutturali e soprattutto una cultura della sicurezza che metta la vita al primo posto.
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