Eventi & Cultura
Sull’isola dell’arte: Mara Corazza presenta La sapienza dei ciliegi millenari all’Atelier Celiberti
Con lei al violoncello Andrea Musto in un pomeriggio memorabile orchestrato da Alessio Screm

UDINE – Enormi vetrate, una sovrapproduzione sterminata di quadri, sculture, disegni, steli che strizza l’occhio all’horror vacui e vira verso la sindrome di Stendhal, con leggerezza, luogo non-luogo dove entri in punta di piedi eppure ti ritrovi immediatamente a tuo agio, con quella singolare sensazione di conoscere tutti su istantanee da Sex and the city. Una voce – il vento è a favore, tenetevi, si parte! E’ quella di Mara Corazza, seduta al Fazioli nero e che un istante dopo fa partire l’arpeggio del brano che apre l’album.
No, non ci troviamo in qualche galleria alla moda di NYC bensì all’atelier di Giorgio Celiberti, classe 1929 e presente in studio come un re seduto al trono che non abdicherà mai, e vi è un’altra certezza: nessuno dei presenti vorrebbe trovarsi altrove. Certo, non è la prima volta che il maestro apre le porte del suo atelier ad eventi musicali – l’album live di Remo Anzovino qui registrato è già un pezzo di storia – ma il lirismo, l’equilibrio, la misura, la raffinatezza, le linee melodiche avvolgenti de La sapienza dei ciliegi millenari qui trova il proprio giardino interiore ideale.
Introducing Alessio Screm, curatore delle note musicologiche e che presenta amabilmente la promenade musicale intervallando brani suonati dal vivo ad aneddoti, genesi e curiosità, si evince come tutta la composizione sia nata dalla classica voce interna che ad un certo momento sussurra… scrivi! Lo stesso prenderà per mano gli ospiti del convivio per guidarli fra le visioni in cui è nata l’opera stessa: la passione per il Giappone.
Due anime, un solo progetto. Andrea Musto, violoncello, è il trasporto in un viaggio sicuro ed esule da paure, dove il drammatismo – quando presente – è quanto mai distante, digerito, sorpassato. Come quando si sorride guardando una vecchia cicatrice.
Vetro, cemento, legno, ancora opere. Nostos, il desiderio del ritorno. L’ottantotto tasti a coda dipinge nell’isola dell’arte di via Fabio di Maniago atmosfere rarefatte ed oniriche, giammai visionarie e vissute sempre in prima persona.
“Ho sempre subìto una certa fascinazione per l’estremo oriente e mi dicono che ho… gli occhi orientali! – intercala armata del suo miglior sorriso la pianista monfalconese; da qui collaborazioni con strumentisti giapponesi ed un viaggio proprio nella terra del sol levante, rivelatore: i ciliegi in fiore, veri e propri maestri, piante che avevano difficoltà a crescere, poi un’anima boschiva che viene in loro soccorso. Allegorie di una carriera, da riconoscere nel dipinto di Giulia Parovel, ripreso come copertina del disco perchè ora l’albero fiorisce, ed acquisisce saggezza.
AM, si diceva, cello: “Mara mi ha scritto delle parti melodiche che avrebbe potuto cantare (essendo soprano) dalle tonalità che raggiungono! Segue poi il più bel complimento che un tecnico del suono possa ricevere in vita sua: sento il MIO suono in un supporto tecnologico, LUI ci è riuscito! Quel lui è naturalmente Stefano Amerio, the wizard, il mago – la cui storia professionale è prodiga di complimenti ma uno in più – e di una sincerità disarmante – di certo non gli avrà dato fastidio. Chapeau.
La ruota del tempo, quando si sogna di volare, la dedica al coraggio della madre, la presenza dell’assenza, l’amore per Bach, un arcobaleno morriconiano a sipario di un pomeriggio da quadri musicali ad un’esposizione.
E nel bis il pezzo d’apertura, a chiudere il cerchio e a riaprirlo, moto perpetuo, continuo divenire, dove l’inizio diventa fine e la fine principio, come la vita, come la sapienza dei ciliegi millenari. Memorabile.

Mara Corazza ed Andrea Musto, live all’Atelier Celiberti
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