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Cronaca & AttualitàTrieste

Condannato manifestante “No Green Pass” per l’aggressione al giornalista Paladin

Non chiedono scusa in aula i due imputati per l’aggressione a un giornalista: uno viene condannato, l’altra assolta per tenuità

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Manifestazione No Green Pass
Manifestazione No Green Pass ( © Depositphotos)

TRIESTE – Un processo atteso e delicato, quello che si è celebrato oggi presso il tribunale del capoluogo giuliano. Al centro della vicenda, l’aggressione subita dal giornalista di Telequattro, Gianluca Paladin, mentre stava realizzando un servizio televisivo il 18 dicembre 2021, durante una manifestazione No Green Pass. Due gli imputati alla sbarra: un uomo, triestino, e una donna, entrambi accusati di violenza privata in concorso.

Il racconto del giornalista

Durante il dibattimento, Paladin ha ricostruito in aula i momenti di tensione: “Ho percepito subito un clima ostile appena mi sono avvicinato alle persone presenti alla manifestazione”, ha dichiarato. Dopo essersi allontanato per iniziare le riprese, alcuni manifestanti si sono avvicinati a lui con atteggiamento intimidatorio. In particolare, uno degli imputati si sarebbe messo davanti alla telecamera “saltando e impedendomi di filmare”, mentre l’altra imputata avrebbe colpito l’attrezzatura, cercando di spostarla.

Non volevo denigrare nessuno”, ha affermato Paladin, “ma documentare i fatti e dare voce ai manifestanti. Il servizio è poi diventato una denuncia per quanto accaduto”.

La decisione del giudice

Alla fine del procedimento, il giudice Alessio Tassan ha emesso una condanna a tre mesi di reclusione, poi commutata in una multa da 2700 euro per il manifestante. La richiesta di riconoscere la recidiva, avanzata dal Pubblico Ministero Ilaria Iozzi, non è stata accolta. Diverso l’esito per la coimputata: assolta per particolare tenuità del fatto.

Le parole della difesa

L’avvocato difensore Pierumberto Starace ha annunciato che la sentenza verrà impugnata in appello. Secondo il legale, “non c’è stato alcun impedimento all’attività giornalistica, che è stata comunque portata a termine”, sottolineando che “il diritto di cronaca non è un diritto assoluto”, ma soggetto ai limiti della riservatezza e dell’essenzialità dell’informazione, come stabilito dalla Costituzione.

Un caso che interroga sul rapporto tra protesta e libertà di stampa

Il processo solleva interrogativi importanti su come bilanciare il diritto di manifestare con quello all’informazione. Le dichiarazioni del giornalista e le immagini registrate da un collega – successivamente trasmesse nel servizio andato in onda – hanno contribuito a chiarire le dinamiche dell’aggressione, portando alla condanna. Ma l’assoluzione dell’altra imputata evidenzia la complessità delle situazioni di tensione in cui i cronisti si trovano a lavorare.

In un’epoca in cui il giornalismo di strada è sempre più esposto, l’episodio di Trieste richiama l’attenzione sulla necessità di tutele più efficaci per chi esercita il diritto di cronaca, soprattutto in contesti conflittuali.

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