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Ugo Carà, il museo come collegamento tra mondi diversi
L’unico edificio del FVG costruito ex novo per contenere un museo, proposta culturale alternativa per i ponti di Pasqua, del 25 aprile e 1 maggio. Intervista al curatore Massimo Premuda

MUGGIA – L’anima intrappolata nella materia, anatomia che esplode nella metafisica, tenerezza ed erotismo scultoreo, una continua lotta tra le forze di un design primordiale, solitudine e comunione a tagli avanguardisti, perpetuo oscillare tra isolamento ed abbraccio infinito. Impressioni, istantanee, suggestioni che ci restituisce una visita penetrante, intensa e ricca di fascino al Museo d’Arte Moderna Ugo Carà di Muggia.
Già, Muggia. Un pezzo di Venezia fuori da Venezia, ove le vie si chiamano calli e la facciata del palazzo comunale esibisce con malcelato orgoglio identitario un simbolo quale il leone marciano. Qui, proprio come nella Serenissima, tutto ruota intorno al Carnevale: durante il Carnevale la città si trasforma, il governo della città passa dal sindaco al Re del Carnevale con una cerimonia che non è meramente simbolica. Muggia è una perla all’interno di un ostrica chiusa, una chiusura che serve a proteggere una comunità e delle tradizioni più vive che mai.
“Ed è sempre qui c’è l’unico edificio in regione costruito ex novo per contenere un museo, laddove tutti gli altri erano edifici già interessanti, poi riciclati per adibirli a tale funzione. Il nostro invece è stato pensato sin dall’inizio come contenitore espositivo, e qui si viene anche per godere del buon design” intercala con un certo orgoglio il curatore Massimo Premuda.
Artista poliedrico ed interessante, muggesano dalla vita lunghissima – novantasei anni! – a testimonianza della qualità della stessa in questi lidi “Ugo Carà si è occupato di scultura, design, decorazione navale, tessuti, grafica, insegnamento” prosegue Premuda. “Insomma, un vulcano!”
Museo come collegamento tra mondi diversi, si evince dalle didascalie minimaliste che popolano le luminose pareti dell’edificio. Più volte protagonista su Domus, la prestigiosa rivista di architettura, “gli oggetti metallici di Carà – che prese questo cognome strizzando l’occhio al Futurismo – i posaceneri sopra tutti, sono un’icona della progettazione industriale, e si ottengono con pochi passaggi in macchina” prosegue il curatore. “Ma l’edificio – contenitore che diventa anche contenuto – è stato oggetto più volte nel corso della sua ventennale storia di attenzioni della stampa specializzata, vuoi anche per la sua grande duttilità, con le pareti mobili alla giapponese e tanta luce naturale che entra dalle enormi vetrate.”
Figura, s’intitola una delle opere più emblematiche del maestro. “Qui si concentrano le due anime di UC – un foglio di metallo che diventa forma di donna – l’anima del designer e dello scultore con linee saettanti ed appunto… futuriste!”
Un’esposizione permanente ed una variabile: formula vincente che fidelizza gli appassionati e ne crea di nuovi, come coloro che arrivano in questi giorni per ammirare i corpi dionisiaci di Proteo Hirst nella sua “brama scultorica”.
Un edificio in divenire s’accennava, già ora spazio eventi, arena per piccoli concerti, performance di danza contemporanea, zona letture per progetti quali Nati per Leggere, “e dal prossimo anno, con la risistemazione dell’ampia terrazza, vi sarà la possibilità di riutilizzare il museo in un’altra variante, strizzando l’occhio alla mondanità!” è la conclusione del nostro ospite.
Nel frattempo, è la meta ideale per una visita culturale alternativa approfittando degli imminenti ponti primaverili.
Per info ed orari: Museo d’Arte Moderna Ugo Carà

Figura, una delle opere più emblematiche di Ugo Carà
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