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Cronaca & Attualità

Traffico di migranti: 11 arresti nella rotta balcanica dei turchi

Dalla Cina alla Turchia: le rotte del traffico di esseri umani verso l’Italia diventano sempre più organizzate e redditizie.

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Arresto
Arresto ( © Depositphotos)

Un business criminale, redditizio e strutturato: così si presenta la rete smantellata con l’operazione Turkish Shuttle, portata avanti dalla polizia di frontiera e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Il bilancio è importante: 11 arresti, decine di denunce e sequestri di veicoli, a testimonianza di un sistema ormai collaudato. L’indagine, erede della precedente Chinese Shuttle, ha permesso di smascherare un’organizzazione turca dedita al traffico di migranti lungo la rotta balcanica.

Un anno di indagini

L’inchiesta è iniziata a marzo 2024 dopo l’arresto di alcuni cittadini turchi a ridosso del confine italo-sloveno. Le indagini hanno rivelato un flusso costante di migranti, prevalentemente curdi e cinesi, introdotti illegalmente in Italia. Gli stranieri partivano in aereo verso Sarajevo o Belgrado, approfittando dell’assenza di visti per turchi e cinesi. Da lì, proseguivano in auto o con mezzi pesanti attraverso Bosnia, Croazia e Slovenia fino al Friuli-Venezia Giulia.

Prezzi altissimi e sistema hawala

I migranti, spesso interi nuclei familiari con minori, pagavano tra i 4.000 e i 6.000 euro per raggiungere la Germania, meta finale. Solo il tratto tra Bosnia e Trieste poteva costare fino a 3.000 euro. I pagamenti avvenivano tramite hawala, un sistema informale basato su fiducia e mediatori, impossibile da tracciare per le autorità.

Dal confine al cuore dell’Europa

L’organizzazione non si fermava all’arrivo in Italia. I basisti in Baviera e Lituania organizzavano i viaggi fino alla Germania. I passeur, di età compresa tra 30 e 50 anni, partivano da mezza Europa per andare a “prelevare” i migranti nei Balcani. A riprova della crudeltà del sistema, durante l’operazione è stato trovato un bambino di sei anni chiuso nel bagagliaio di un’auto.

Arresti internazionali e documenti falsi

Sette passeur sono stati arrestati in flagranza di reato mentre attraversavano la frontiera. Il presunto boss della banda è stato invece fermato tra Bulgaria e Turchia, grazie a un mandato di arresto europeo. Alcuni autisti viaggiavano con passaporti falsi, a volte appartenenti ad ex militari o insegnanti turchi, per facilitare il passaggio alle frontiere.

Collaborazione con la polizia tedesca

Un ruolo chiave l’ha avuto la cooperazione internazionale, con la presenza a Trieste di un ufficiale tedesco della Bundespolizei, incaricato di coordinare le attività contro il traffico di esseri umani lungo la rotta balcanica. La sua attività ha dato impulso decisivo all’indagine.

Un nuovo “shuttle” in arrivo?

Dopo Chinese e Turkish Shuttle, il sospetto è che stia prendendo forma una terza tratta. Gli indizi portano verso le reti ucraine, da tempo attive nella regione balcanica. L’inchiesta continua, e con essa la lotta contro uno dei traffici più vergognosi del nostro tempo.

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